E Manenti da dove spunta? Innanzitutto non è la prima volta che l’imprenditore limbiatese ci prova col calcio. Il primo tentativo fu di acquisire la Pro Vercelli (fallito), il secondo, esattamente dodici mesi fa, tentò la scalata al Brescia dei Corioni. Andò a trattare personalmente, fu ospite anche di alcune tv locali in cui parlò di serie A subito e stadio nuovo. Poi, però, non se ne fece nulla perché i soldi non saltarono fuori. E adesso il Parma. E ci è riuscito. Come, invece, riuscirà a far fronte alle scadenze che lo aspettano non lo sappiamo. Se entro lunedì non pagherà gli stipendi arretrati, i giocatori metteranno in mora la società (un po’ come accaduto a novembre a Monza). E poi c’è pure l’Irpef. Totale 15 milioni, euro più euro meno. Ma mercoledì Manenti, nella sala stampa del Tardini, non ha avuto dubbi: “Onorerò le scadenze per tempo e partiranno anche i primi bonifici. Stiamo facendo le cose con criterio. Fidatevi di me”. Staremo a vedere. Intanto il suo arrivo a Parma non ha provocato lo scossone. Due ore dopo che Manenti aveva parlato di squadra “serena e combattiva” è arrivata la sconfitta casalinga col Chievo che praticamente spedisce i ducali in B. E anche se così fosse il patron limbiatese ha le idee chiare: “Anche in caso di retrocessione ho già pronto un piano e non ridurremo l’impegno. Coinvolgeremo attraverso la Mapi Group anche investitori stranieri. Parma è conosciuta nel mondo per i suoi prodotti gastronomici”.
E chissà se a Limbiate qualcuno se lo ricorda nelle vesti di allenatore inizialmente alle giovanili e poi della prima squadra in Terza categoria del Molino (ora Nuova Samo). È stato anche alla Stella del Sud, a Senago. Da ragazzino – sostiene Manenti in un’intervista al Corriere – giocò anche nel Milan, Avellino e Salernitana…
Roberto Sanvito
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