Dal carcere di Bollate, Alberto Stasi continua a dichiararsi innocente dopo l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi.
Dopo 7 anni di reclusione (su una condanna definitiva a 16 anni) Alberto Stasi parla in esclusiva per Le Iene, nella puntata in onda il 24 maggio, in prima serata su Italia 1.
Stasi in carcere a Bollate per l’omicidio di Chiara Poggi
L’omicidio di Chiara Poggi risale al 13 agosto 2007 quando la 26enne viene trovata morta nella villetta di famiglia a Garlasco (Pavia). A trovarla morta è il fidanzato Alberto Stasi che viene quasi subito indagato per omicidio. Nel 2015, dopo essere stato riconosciuto innocente per due volte, al quinto grado di giudizio Stasi viene condannato in via definitiva a 16 anni di carcere.
Dal carcere di Bollate, Stasi dialoga con Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese per raccontare come, secondo lui, sarebbero andate le cose.
“Perché ho deciso di parlare oggi? Per dare un senso a questa esperienza, perché certe cose non dovrebbero più accadere”.
Anche oggi e come sempre, fin dall’inizio, Alberto Stasi si dichiara innocente e ricostruisce la sua vicenda personale.
“Sembrava di remare contro un fiume in piena andando controcorrente, fin dall’inizio”, dice Stasi. “Una volta lo scambio dei pedali, un’altra volta il test solo presuntivo, e l’alibi che mi viene cancellato, l’orario della morte che viene spostato. Non c’era desiderio di cercare la verità perché una volta può accadere, la seconda volta può passare, ma non possono esserci una terza, una quarta, una quinta, per sette anni. Che verità c’è in tutto questo?”.
“Io sono stato assolto in primo grado, sono stato assolto in Appello, sull’unica condanna il procuratore generale presso la Corte di Cassazione ha chiaramente detto ‘Non si può condannare Alberto Stasi’. Quindi, in Italia c’è un sistema che a oggi funziona così: la pubblica accusa dice ‘No, questa persona va assolta’ ma, nonostante questo, la persona viene condannata”.
Alberto Stasi dal carcere di Bollate: “Non ho nulla da rimproverarmi”
“Alla sera, quando mi corico, io non ho nulla da rimproverarmi. Certo, ti senti privato di una parte di vita perché togliere la libertà a una persona innocente è violenza, però non hai nulla da rimproverarti, l’hai subita e basta, non è colpa tua”.
“Oggi ho 38 anni e ho in mente di mettere a frutto tutte le esperienze negative che ho vissuto, un bagaglio conoscitivo che non può essere acquisito diversamente. Certe cose non le puoi metabolizzare se non le vivi. Se hai la fortuna, o sfortuna a seconda del punto di vista, di vivere certe esperienze, acquisisci degli strumenti che puoi mettere a disposizione e io voglio fare questo”.
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