Bollate, Demis alla ricerca di reperti con il metal detector a Castellazzo.
Ci sono persone che coltivano passioni davvero particolari, ma a volte queste passioni possono diventare un passatempo salutare e decisamente interessante. Da qualche settimana chi passeggia per i sentieri di Castellazzo nella zona del campo volo può aver incrociato un giovane uomo che ispeziona il terreno armato di uno strano attrezzo, un metal detector semi professionale con cui va alla ricerca di oggetti metallici sepolti da chissà quanto tempo nel terreno.
Protagonista di questa curiosa passione, che si chiama “detectorismo”, è Demis Pippa, 43 anni, che abita a Lainate ma che ha trovato in Castellazzo un’area decisamente interessante su cui compiere le proprie esplorazioni.
Voi direte: ma che cosa si può mai trovare di interessante nel sottosuolo dei campi di Castellazzo? Dovete sapere che i nostri territori nel corso dei secoli hanno vissuto grossi cambiamenti, per cui dove oggi c’è un prato magari un tempo c’era altro.
Bollate, Demis alla ricerca di reperti col metal detector: da dove nasce questa passione insolita
Abbiamo incontrato Demis nella zona del campo volo di via Prevosta per farci spiegare meglio questa passione. Abbiamo trovato una persona entusiasta di questa attività, che addirittura (e non ha torto) la consiglia a chi vuole camminare all’aria aperta ma magari si annoia a passeggiare senza meta o senza scopo.
Demis, da dove nasce questa passione?
“Ho cominciato anni fa con la mia ex fidanzata Cristina: facevamo Urbex (l’esplorazione di grossi edifici abbandonati. Ndr), a un certo punto abbiamo pensato di attrezzarci di metal detector e da lì poi non ho più smesso”. Ma nei terreni di Castellazzo si trova qualcosa? “Assolutamente sì, ma l’aspetto interessante è che in base ai reperti che si trovano si capisce la storia di quel terreno. Per esempio, nell’area che sto esplorando da tre settimane ho scoperto caratteristiche diverse: c’è un’area in cui ho rinvenuto un proiettile tracciante e altri piccoli oggetti di natura bellica, come se ci fosse un deposito…”. E, in effetti, ci indica come zona quella in cui sorgeva la fabbrica di munizioni Sutter & Thevenot esplosa nel 1918. E prosegue: “C’è una zona invece in cui sicuramente un tempo andavano a fare picnic, mentre in un’altra ho trovato acuni oggetti da laboratorio chimico, e questo non lo so proprio spiegare…”.
Con che spirito fa queste ricerche?
“Quando esco non vado con lo spirito di trovare l’oro. Questo lo fa chi va col metal detector sulle spiagge. Il mio spirito invece è andare a fare una passeggiata nel verde e scoprire la storia dei terreni. Quello che preferisco io è trovare target, ossia oggetti vecchi o antichi su cui scoprire poi la storia, come le medaglie che ho trovato a Castellazzo”.
Ossia?
“Ho trovato alcune medagliette e spille dell’epoca del fascismo, ma sempre a Castellazzo mi è capitato di trovare anche una moneta da 10 centesimi (che ci mostra. Ndr) dell’Impero austriaco, datata 1852”.
Le è mai capitato di trovare qualcosa di veramente antico?
“Sì, una volta ho trovato nella zona di Pavia una moneta antica, ma è bene sapere che se si trovano oggetti davvero antichi, per legge vanno consegnati alla soprintendenza”.
Che metodo si usa per la ricerca?
“Prima si passa col metal detector, che è in grado di dare delle informazioni in base al segnale di ritorno: se sotto c’è materiale ferroso, dà un segnale preciso. La profondità dipende dal tipo di piastra: quelle piccole vanno meno a fondo ma hanno una sensibilità maggiore per trovare oggetti più piccoli, quelle piccole arrivano fino a 20- 25 cm. Quelle grandi come la mia arrivano anche a mezzo metro. Poi, una volta individuato l’oggetto, si utilizza un rilevatore più preciso, il pin pointer, poi la pala per scavare e la spazzola per pulire”.
Capitano spesso falsi segnali?
“Capita spesso di trovare le linguette in alluminio delle lattine, ce ne sono tante…”.
Quanto costa un metal detector?
“Si parte da 200 euro per arrivare a duemila, ma anche con un apparecchio da 300 euro si riescono ad avere ottimi risultati”.
Demis ci racconta tutto con un grande entusiasmo. Il suo sogno è di portare questa passione alla gente comune e magari creare un gruppo di ricercatori. Ma ha anche un altro sogno: poter scandagliare il giardino di Villa Arconati, ovviamente lasciando poi tutto quello che trova alla proprietà, ma quel che conta è la soddisfazione di trovare qualcosa. Chi volesse contattarlo lo può fare attraverso le sue pagine Facebook e Instagram, che si chiamano entrambe “Metaldetectorcompany”.
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