Annunciata la chiusura della Teva di Nerviano: ci lavorano anche molti residenti del Bollatese.
La Teva Italia di Nerviano chiuderà nel 2022, lasciando a casa 400 persone. E’ questo il grave annuncio arrivato settimana scorsa, che riguarda anche la nostra zona poichè in questa storica azienda, ex gruppo Carlo Erba lavorano anche molte persone provenienti da Bollate e dal Bollatese.
Le Teva ha cominciato a soffrite a inizio anni 90 quando Montedison, dopo la crisi seguita a “Mani pulite”, vendette Farmitalia Carlo Erba agli svedesi di Kabi Pharmacia ricavandone 2.100 miliardi di lire.
Farmitalia Carlo Erba viene smembrata e l’impianto di Nerviano, in particolare, passa da Kabi all’americana Pfizer. Poi da Pfizer alla connazionale Actavis e successivamente dalla Actavis all’israeliana Teva.
Oggi l’impianto di Nerviano, dove si producono farmaci oncologici, è a rischio chiusura. Martedì 20 aprile la multinazionale di Tel Aviv ha comunicato ai sindacati confederali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil la decisione di fermarne la produzione entro luglio 2022. Tra dipendenti e indotto quattrocento persone rischiano di restare senza lavoro.
La decisione di Teva sarebbe motivata da un calo dei volumi produttivi determinato però, secondo i sindacati, “da una gestione discutibile che ha dissipato in questi ultimi anni un patrimonio medico farmaceutico in termini di commesse in un settore che nonostante la pandemia ha sofferto meno di altri”.
I dipendenti di Nerviano arrivano dai territori milanese, rhodense, bollatese, legnanese e perfino da oltre Linate. La chiusura del sito aggraverebbe la crisi socio economica già in corso a causa della pandemia.
“Non condividiamo la decisione – fanno sapere i sindacati – il sito produttivo rappresenta da sempre una delle realtà produttive più importanti non solo del territorio, ma anche a livello nazionale. L’azienda è sana. Ha tutte le carte in regola. Ha sempre lavorato e superato le ispezioni degli enti regolatori. Non assisteremo inermi a tutto questo. Non si possono lasciare famiglie senza lavoro. Reagiremo mettendo in atto tutte le iniziative necessarie a far cambiare idea alla multinazionale. Pertanto come organizzazioni sindacali del gruppo abbiamo proclamato lo stato di agitazione permanente”.
In un momento in cui con la pandemia l’Italia del terzo millennio si è scoperta strategicamente debole in campo sanitario, l’incredulità delle parti sociali e della politica per la decisione di Teva è massima. Il sindaco di Nerviano Cozzi ha già solidarizzato con i lavoratori e analoga vicinanza pare abbia espresso anche Regione Lombardia. Ma i sindacati vogliono anche l’interessamento del governo attraverso il Mise.
Teva Nerviano, impianto farmaceutico di eccellenza per i mercati americano, cinese, russo e giapponese
“L’impianto di Nerviano è Teva da cinque anni – spiegano – ed essendo stato Farmitalia Carlo Erba, ha un vissuto storico importante. Ci si poteva aspettare una vendita. Non una chiusura. Qui si producono siringhe già pronte con le soluzioni. Ci sono i laboratori di controllo qualità, gli impianti per la produzione , l’area sterile. E’ un ottimo sito pieno di certificazioni che può vendere prodotti sui mercati americano, cinese, russo, giapponese. Fra i dipendenti ci sono professionalità ed esperienze decennali. E’ veramente un’eccellenza italiana”.
“Essendo uno stabilimento oncologico, Nerviano non può produrre vaccini, a meno di non andare a segregare una linea. Ma vi è la possibilità di prendere i filling e confezionarli. Eseguendo ripartizioni e confezionamento, il sito potrebbe dare una mano alle aziende che li producono a metterli sul mercato una volta fatti ripartiti e confezionati qui. Nerviano è sempre stato un sito oncologico, ma è comunque pronto a riconvertirsi nella produzione dei vaccini, sfruttando la professionalità dei dipendenti qualificati. Serve qualcuno che crede in questo progetto”.
Ombretta T. Rinieri
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