Basta incisioni chirurgiche e lunghi ricoveri per curare le vene varicose degli arti inferiori. Nel corso degli ultimi 10 anni la terapia è cambiata radicalmente evolvendosi in modo rapido ed efficace. E l’Unità Operativa di chirurgia vascolare dell’ospedale di Garbagnate, che vanta una storia di tutto rispetto in questa specialità, diretta da Pietro Mingazzini, è sempre più al passo con i tempi.
Tra le novità più recenti c’è anche la cura delle vena safena.
La nuova metodica di trattamento introdotta dagli specialisti garbagnatesi consente un trattamento efficace, sicuro e rapido della patologia varicosa che interessa gli “assi safenici”. Non è necessario il ricovero perché il trattamento viene eseguito in regime di day hospital.
Alla fine dell’intervento il paziente è immediatamente in grado di camminare e dopo circa un’ora dal trattamento viene dimesso e può tornare a casa.
La nuova modalità di trattamento è stata recentemente sviluppata e collaudata per ottenere l’occlusione safenica minimizzando gli aspetti negativi connessi alle tecniche termoablative o alla scleroterapia ecoguidata, incorporando invece i benefici di entrambe.
Si tratta della Ablazione Endovenosa Meccano-Chimica (anche detta MOCA) mediante uno strumento denominato ClariVein, il quale non fa uso di energia termica, eliminando quindi il rischio potenziale di danno tessutale e nervoso, ed eliminando pertanto anche la necessità di realizzare una anestesia con tecnica tumescente, che può essere fastidiosa.
Questo metodo provoca l’occlusione venosa con una doppia modalità: un filo rotante posizionato all’interno della vena attraverso un catetere determina un danno irreversibile della parete interna della vena stessa; attraverso lo stesso catetere si effettua contemporaneamente l’infusione di un liquido sclerosante che viene “spruzzato” direttamente sulla parete venosa danneggiata, portando alla occlusione immediata della vena.
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L’introduzione del catetere ClariVein viene realizzata con accesso percutaneo ecoguidato o con una piccola incisione (1 cm), ma senza necessità di eseguire una anestesia tumescente lungo la coscia o lungo il polpaccio, accorciando ulteriormente i tempi di esecuzione dell’intervento.
“La chirurgia vascolare che da oltre 50 anni è all’avanguardia in questo ospedale – afferma Ida Ramponi, direttore generale dell’Asst Rhodense – ancora oggi mantiene una forte attenzione alle tecniche innovative, con buoni risultati in termini di qualità delle cure ai pazienti ed ampliamento dell’offerta di percorsi di diagnosi e cura”.
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