Tre grosse aziende si “cancellano” dalla Tari e le famiglie di Lazzate si ritrovano a pagare una tassa rifiuti aumentata del 7,6%. La brutta sorpresa è stata comunicata durante l’ultimo consiglio comunale.

Norma consente alle aziende di rinunciare al servizio e non pagare la Tari
La novità è l’applicazione di una legge, il decreto legislativo 152/2006, le cui modifiche sono entrate in vigore con decreto legislativo 116/2020.
La nuova norma consente alle aziende di rivolgersi a smaltitori privati non solo per i rifiuti speciali (come da sempre è obbligatorio) ma eventualmente anche per i rifiuti assimilabili agli urbani, quindi quelli che vengono esposti normalmente dai residenti, secondo le regole della differenziata.
Così facendo, in cambio di una segnalazione in Comune e della consegna puntuale della documentazione di avvenuto smaltimento, possono essere esonerate dal pagamento della Tari.
Ma siccome il costo complessivo dei servizi di raccolta, che comprende più voci, tra cui ad esempio lo spazzamento strade, per il Comune non cambia, cambia invece la quota pagata dai singoli contribuenti. Tra l’altro, con queste defezioni, la quota prima distribuita al 65% sulle famiglie e al 35% sulle imprese, diventa ora 70% e 30%.
Se le aziende non pagano la Tari il costo ricade sulle famiglie
Nello specifico, come ha spiegato il sindaco Loredana Pizzi in consiglio, a fronte di un costo complessivo del servizio di 856.035 euro, con una lieve diminuzione rispetto al 2021 e con l’obbligo per legge di coprirlo al 100%, venendo a mancare complessivamente 29.583 metri quadri di tre grosse aziende che hanno deciso di smaltire in proprio, a cui aggiungono 5.531 metri quadri di attività chiuse e 9.148 metri quadri per variazione di classificazione per laboratori, all’appello mancano più di 42mila metri quadri, il cui costo va diviso tra quelli che restano.
Rinuncia Tari delle aziende, per i Comuni oltre il danno anche la beffa
“Tra l’altro, per i comuni, oltre il danno c’è anche la beffa” -sottolinea con disappunto l’assessore Andrea Monti. “Già, perché con l’applicazione di questa normativa, non solo non incasseremo le quote delle aziende che rinunciano al servizio, ma il Comune dovrà anche dedicare personale e tempo ai controlli della documentazione fornita dalle aziende per attestare l’avvenuto smaltimento. Una follia, che se prendesse piede metterebbe nei guai tutti i comuni e i cittadini che si troverebbero bollettini Tari sempre più cari”.
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