Il Tribunale ha deciso che la Gianetti ruote di Ceriano Laghetto (ora operativa a Carpenedolo in provincia di Brescia) dovrà pagare 280mila euro a 65 dei 152 dipendenti licenziati con una mail e a cui ha impedito di entrare in fabbrica, imputando il periodo di contrattazione previsto per legge, come ferie.
Gianetti Ruote, sentenza del Tribunale dà ragione ai lavoratori
Il Tribunale ha stabilito inoltre che anche la stessa disciplina si applicasse anche a 4 lavoratori che si erano licenziati nel suddetto periodo, tutti iscritti alla Uilm che ha portato avanti la vertenza.
“La legge -spiega una nota diffusa dalla Uilm- dice che in caso di licenziamento ci sono 75 giorni di tempo per discutere la vertenza. Tempo in cui i lavoratori continuano a lavorare. Ma la Gianetti ruote, che ha lasciato a casa 150 operai con una mail non ha più fatto entrare i lavoratori in fabbrica e ha commutato il periodo come ferie.
Uilm Metalmeccanici Lombardia ha impugnato la decisione e oggi il tribunale ha emesso la sentenza favorevole ai lavoratori Uilm.
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“Siamo al settimo cielo – sottolinea Giuseppe Cotrone funzionario Uilm –perché finalmente si sta facendo giustizia verso dei lavoratori che sono stati licenziati in maniera assurda. L’impegno di tutta la Uilm nell’opporsi a questa ingiustizia è stata premiata”.
Peraltro Gianetti Ruote aveva perso in precedenza anche un’altra causa quando ad ottobre la corte d’appello aveva stabilito la condotta antisindacale dell’azienda.
Nel frattempo i lavoratori sono stati in parte ricollocati a tempo indeterminato e in parte a tempo determinato.
La Uilm: ridata dignità ai lavoratori della Gianetti Ruote
“Quanto stabilito oggi dal tribunale è un grandissimo risultato -commenta il Segretario Generale Uilm Lombardia Vittorio Sarti – perché innanzitutto restituisce la dignità ai lavoratori e alle
lavoratrici della Gianetti ruote e alle loro famiglie che dopo essere state avvisate di un licenziamento prima dell’apertura della procedura con palese violazione dell’articolo quattro della
L. 223 non hanno più potuto lavorare e sono stati obbligati alle ferie mente protestavano davanti ai
cancelli della fabbrica. Questa sentenza ridà dignità anche alle ragioni del sindacato che ormai da due anni combatte per rivendicare i diritti di queste persone”
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