Si è aperto ieri a Roma il processo italiano per l’uccisione dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, di Limbiate. Un processo che rischia di saltare o di dilungarsi oltremisura per la mancanza di uno dei due accusati. Alla prima udienza di ieri al Tribunale c’era anche Salvatore Attanasio, papà di Luca, ma non c’era Mansour Luguru Rwagaza, funzionario dell’Onu, cittadino del Congo, imputato insieme al collega Rocco Leone. I due funzionari sono accusati di non avere rispettato i protocolli per garantire la sicurezza dell’ambasciatore italiano, che fu ucciso il 22 febbraio 2021.
Processo morte Attanasio: lo Stato non si è ancora costituito come parte civile
Ci sono problemi di notifiche degli atti e problemi di immunità diplomatica. Il Pam, programma alimentare mondiale, agenzia dell’Onu a cui appartengono i due indagati, avrebbe chiesto l’immunità. Ma era assente anche lo Stato Italiano, che al momento non ha presentato istanza di costituzione di parte civile per l’uccisione dell’ambasciatore e del carabiniere Vittorio Iacovacci che gli faceva da scorta.
Sulla assenza e l’irreperibilità di Rwagaza, gli avvocati Michele ed Alessandro Gentiloni Silveri, hanno dichiarato che il loro cliente è attualmente irreperibile e in ordine alla mancata notifica degli atti hanno affermato che spetta alla Procura effettuarla nuovamente nel luogo di lavoro dell’indagato che è cittadino congolese.
Il procuratore Sergio Colaiocco, ha inoltre, aggiunto che il Pam non riconosce la giurisdizione italiana nei confronti dei suoi funzionari perché sostiene che sarebbero coperti della immunità
diplomatica.
Assassinio ambasciatore Attanasio, processo rinviato al 1 giugno
Una posizione ribadita dal fatto che il Programma alimentare, nell’ottobre del 2021, si è fatto restituire dai due indagati l’atto di chiusura delle indagini, notificato all’epoca dai pm, e lo ha riconsegnato all’Italia. Il gup si è quindi riservato di decidere ed ha aggiornato l’udienza al prossimo primo giugno.
Tra una settimana non ci sarà Salvatore Attanasio che ieri ha ribadito “Noi speriamo che il Governo si costituisca per una questione non certamente risarcitoria, ma di etica e dignità perché non dimentichiamo che sono caduti in servizio due servitori dello Stato. Ancora c’è tempo. La speranza è l’ultima a morire”.
Un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni è stato inviato nei giorni scorsi da Rete Limbiate, l’insieme di tutte le associazioni di solidarietà di Limbiate, sottoscritta anche dai gruppi consigliari di opposizione, per chiedere che lo Stato Italiano sia parte civile del processo.
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