Se avete figli adolescenti, o anche pre-adolescenti vi sarà capitato sicuramente di rimanere interdetti sentendoli parlare, soprattutto tra di loro.
Il linguaggio giovanile si sta evolvendo molto rapidamente, inventando nuove parole che sono spesso legate alla tecnologia, smartphone, Internet, socialnetwork, ma anche alla musica o a particolari passioni, come per esempio quella per manga (fumetti) e anime (animazioni) giapponesi o per certe saghe come quella di Harry Potter o Il signore degli anelli.
Quindi se vostro figlio vi dice: "Dai mamma, che sbatti!", vi sta dicento che state rompendo le scatole, così come"Non ho sbatti" significa che non ha voglia di fare quello che avete chiesto.
Se il termine "petaloso" ha fatto il giro del web, sappiate che esiste anche un "puccioso", che viene usato per indicare una cosa, un animale, una persona, che il ragazzo trova particolarmente carina e tenera.
"Vai tra" e "Tranqui" sono invece usati per dire non preoccuparti, stai tranquillo, non faccio la spia.
Molto divertente è anche l'espressione "Calma gli ormoni", che chiaramente significa "Datti una calmata".
Il tema amoroso sembra essere particolarmente sentito, d'altra parte siamo nell'età dei primi travolgenti innamoramenti. Anche se il comune "Sei cotto/a" sembra andare ancora di moda, i ragazzi si divertono anche a creare le "Ship", cioè a unire in un solo nome i nomi di due persone, amici o amanti, che reputano particolarmente affini.
Vi ricordate il termine "Brangelina", usato per indicare la coppia, ormai scoppiata, più bella del mondo (Brad Pitt e Angelia Jolie)? Ecco, si intende così.
Ma attenzione: i personaggi "shippati" possono essere persone reali ma anche personaggi tratti da manga, libri e chi più ne più ne metta, mescolati tra loro senza una logica apparente. Sempre in tema amoroso c'è il termine "Otp", che indica una coppia praticamente perfetta agli occhi dei ragazzi.
Molto divertenti anche i termini per indicare il preservativo, che vanno da un "Pigiamino", "Impermeabile", fino al fantastico "Domopak".
E' molto diffuso anche il verbo "Spoilerare", che significa rivelare a qualcuno qualcosa che la persona non vuole sapere: il finale di un film o di un libro per esempio, ma anche rivelare ad altri qualche cosa che i ragazzi preferirebbero tenere nascosta. Insomma se fotografate vostra figlia in pigiama sul divano che dorme abbracciata a un pupazzo e la pubblicate su Instagram, state certi che lei vi risponderà indignata: "Mamma, ma questo è spoilerare!".
Ci sono poi tanti termini decisamente legati all'uso dello smartphone e soprattutto a Whatsapp, sempre più utilizzato dai giovani. Qui regnano le abbreviazioni: "pk" è perchè, "nn" non, "grz" grazie, "nll" nulla, di niente, "bn" bene, ok, "cs" casa e il classico "cmq", comunque.
Sempre su Whatsapp molti ragazzi usano "Ruolare", cioè scrivere messaggi all'interno di un gruppo fingendosi un personaggio ripreso da qualche film o libro che tutto il gruppo conosce e ama.
Naturalmente tutti questi termini cambiano in continuazione e possono essere anche molto diversi da regione a regione o anche solo all'interno di una compagnia di ragazzi, che inventa un suo linguaggio specifico.
Qualche esempio? Un professore di matematica diventa "Il prof a quadretti", per via dei quadretti dei quaderni, un professore che soffre di vitiligine diventa "il prof macchia" (che cattiverie…), per non parlare del professore che ha accarezzato i capelli di una ragazzina in evidente panico durante una verifica per tranquillizarla e che si porterà addosso per anni l'ignobile soprannome di "Pedoprof".
A noi adulti sembreranno espressioni "stupide", brutte o comunque contrarie alla lingua italiana corretta. Ma ogni epoca ha avuto le sue, tecnologia o meno. Vi ricordate quando dicevamo "cioè" dieci volte in una frase di venti parole? O quando chiamavamo i nostri genitori "matusa"? Insomma non facciamone un dramma.
Anche perchè sembra proprio che i neologismi nascano perchè servono.
Ad affermarlo è stata persino Vera Gheno, Twitter manager e collaboratrice dell'Accademia della Crusca, che sostiene: "Abbiamo un nuovo significato, come dice il linguista svizzero Saussure, ovvero un concetto, una cosa, un oggetto, qualcosa insomma che prima non c'era e che quindi ha bisogno di un nome.
Si possono creare parole nuove per gioco, per voglia di fare esperimenti con la lingua. Non a caso i linguaggi giovanili e i linguaggi telematici, particolarmente 'giocosi', sono terreno fertile per la creazione di neologismi".
Quindi non facciamoci il sangue amaro e ricordiamoci che probabilmente, nel momento in cui scriviamo, i nostri ragazzi avranno già inventato altre decine di espressioni, perchè il mondo va in fretta, soprattutto quello dei giovani.
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