In Italia, lo scrivevamo qualche settimana fa, abbiamo poche carceri e quasi tutte strapiene. In compenso, abbiamo tante caserme semi-abbandonate, poiché, da quando è stato sospeso il Servizio di leva, non servono più.
Questo contrasto, carceri piene – caserme vuote, non vi fa pensare a nulla? A me sì. Noi oggi mettiamo nelle stesse carceri persone che commettono reati diversissimi tra loro, l’omicida sta in carcere con l’automobilista ubriaco, il rapinatore con il ladruncolo del supermercato. Ma, secondo voi, una persona condannata a 30 giorni di galera in quei 30 giorni pensa di scappare, sapendo che così commette un reato ben più grave? No, attende la fine della sua pena in mezzo a stupratori e assassini. Io non dico che ciò sia ingiusto, ma dico che è un costo inutile per la società: paghiamo costi altissimi per non far evadere gente che non ha nessun motivo per evadere.
E allora ecco che mi tornano in mente le caserme vuote: perché non si può pensare a una forma di “carcere leggero” per quei (moltissimi) carcerati non pericolosi, non mafiosi, non corrotti, non assassini?
Si chiudono in una caserma e si fa scontare lì la pena. Così si decongestionerebbero le carceri e al tempo stesso si avrebbero molti più posti per i delinquenti, anziché lasciarli liberi come avviene oggi. Ma, purtroppo, spesso in Italia le idee semplici sono le più complicate da realizzare.
Piero Uboldi
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