Settimana scorsa scrivevo che molte aziende in difficoltà sono state abbandonate a se stesse dal Governo, che si è preoccupato più del bonus biciclette che non di aiutare chi crea il benessere dell’Italia. Ci ha contattati Mauro, imprenditore della nostra zona, che, dopo aver letto il nostro articolo, ci ha voluto spiegare il suo caso, che fa gridare allo scandalo.
Mauro ha una piccola azienda che dà da mangiare a 8 famiglie. Ha sempre pagato tasse e contributi e non ha mai chiesto un euro allo Stato. Adesso che è in difficoltà, lo Stato… lo massacra.
Spieghiamo coi numeri: l’azienda fattura 410mila euro all’anno. Durante il lockdown non ha chiuso e dunque non ha chiesto la cassa integrazione: ha pagato stipendi e contributi. Ma in marzo ha perso il 30% di fatturato, in aprile il 28%, in maggio il 32%, in giugno il 7%. In tutto ha perso in 4 mesi 32mila euro di fatturato. Lo Stato non riconosce a Mauro neppure un euro di rimborso, poiché dà un rimborso (minimo) solo a chi ha perso in aprile almeno il 33% di fatturato.
Mauro ha un leasing per l’acquisto della sede e lo Stato sui leasing non riconosce neppure il credito d’imposta. Insomma, Mauro ha perso 32mila euro e lo Stato gli dà zero. Però da marzo a giugno lo Stato lo ha costretto a pagare 21.783 euro di tasse tra Irpef, Iva, contributi, ritenute, bolli e Imu, nessuna di queste rinviata. Mauro è in difficoltà: ha perso fatturato, ha pagato 21mila euro di tasse e come aiuto lo Stato gli dà due dita negli occhi. E lui dà da mangiare a 8 famiglie.
Complimenti a questo Governo che dà perfino il bonus baby sitter ai pensionati che non hanno perso neppure un euro in questa crisi, ma non sostiene aziende in difficoltà che sfamano famiglie e producono reddito. Speriamo che i nuovi fondi europei vengano spesi con più serietà.
Piero Uboldi
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