L’Expo, che aprirà i battenti tra pochi giorni, sarà una manifestazione meravigliosa, che merita di essere visitata, anche perché dedicata a un tema coinvolgente come il cibo. Tuttavia, noi giornalisti che abbiamo seguito i lavori svolti in questi mesi attorno ad Expo, siamo depressi, perché abbiamo visto quanto l’Italia sia un Paese malato, incapace di fare quello che saprebbero fare due bambini: parlarsi. Noi ci scandalizziamo quando vediamo crollare le autostrade del sud Italia, ma non crediate che qui le cose vadano molto diversamente. Alcune settimane fa abbiamo scritto del ponte che si sta costruendo nel posto sbagliato sul canale scolmatore, perché Expo e Aipo non si sono parlati. Nei giorni scorsi abbiamo fatto un sopralluogo sulle piste ciclabili che dalla nostra zona dovrebbero portare a Expo e abbiamo scoperto che mancano ponti e pezzi di percorso: all’Expo in bici rischiamo di doverci andare coi ramponi da montagna. A Bollate, sempre nell’ambito di Expo, è stata progettata una rotonda usando delle carte vecchie che non riportavano gli spogliatoi del campo di calcio appena realizzati: la rotonda ci passava sopra. Ma la cosa più deprimente è che, sempre per Expo, si doveva rifare l’alveo di un torrente poiché la strada accanto gli franava: hanno rifatto il tratto di alveo che non franava e non hanno rifatto quello che sta franando.
Viene da piangere, vero? Sì. Ma d’altra parte, finchè accettiamo che in Italia i grandi manager facciano i “padri-padroni”, restando per decenni sulle loro ricche poltrone (vedi il caso dell’Anas), probabilmente abbiamo solo quello che ci meritiamo.
Piero Uboldi
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