Non c’è più la classe media, si è allargato troppo il divario tra i ricchi e i poveri.
E’ questo il messaggio che da qualche settimana stanno lanciando in Francia i “gilet gialli”, il movimento di protesta che per diversi sabati ha messo in ginocchio Parigi.
I francesi, si sa, sono gente tosta, che quando sciopera lo fa davvero, quando protesta si arrabbia davvero, non come noi italiani che gli scioperi li organizziamo sempre al venerdì e le proteste le lasciamo fare quasi sempre agli altri.
Eppure il problema che sta vivendo la Francia c’è, drammaticamente, anche in Italia ed è alla base del malessere che sta attraversando la nostra società: i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri.
Una volta, per lo meno, il ricco era l’industriale, l’imprenditore coraggioso che rischiava del suo per dare lavoro agli altri; oggi, invece, i nuovi ricchi sono gente squallida, che fa i soldi con la finanza, muovendo capitali, sfruttando le crisi altrui senza produrre neppure un posto di lavoro, anzi, spesso si arricchisce sulla perdita di lavoro altrui.
Ed è così che il divario tra ricchi e poveri si amplia: un tempo l’imprenditore si arricchiva ma dava anche stipendi agli operai e alimentava una rete che faceva nascere la classe media, oggi i nuovi ricchi si arricchiscono togliendo stipendi e spolpando la classe media.
Il risultato sono i gilet gialli in Francia e la rabbia profonda in Italia. Forse ci vorrebbe un pizzico di sano socialismo per riportare la società in equilibrio, ma ormai le leve del potere globale le hanno questi nuovi ricchi, che il socialismo non sanno neppure cosa sia.
Piero Uboldi
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