Quando spalmate la marmellata di albicocche su una fetta di pane imburrato, voi non lo sapete ma commettete un reato. Sì, un reato perché voi la chiamate “marmellata”, mentre la Direttiva europea 79/693, recepita dal Dpr 401/82, vi obbliga a chiamarla “confettura”.
E’ uno dei tanti vezzi di una Unione Europea che molte volte facciamo fatica a comprendere, perché vuole invadere usi e costumi che ci portiamo dietro con orgoglio da secoli. Un’Europa che spesso vediamo come ingombrante e fastidiosa, ma che, adesso che il Covid ci ha messo in ginocchio – dobbiamo dirlo con onestà – è la nostra unica ancora di salvezza. L’Europa ci dà oltre 200 miliardi, in buona parte ce li regala, e onestamente non sappiamo quanto saranno felici il boscaiolo finlandese e l’apicoltore slovacco di pagare tasse che poi vanno a finire in regalo agli italiani.
E’ bene che tutti noi sappiamo che il finlandese con la sua ascia e lo slovacco con le sue api sono lì che ci osservano: se non spendiamo bene quei soldi, si arrabbieranno molto, c’è poco da scherzare. Ma non solo, perché il boscaiolo e l’apicoltore (ossia il resto dell’Europa) non ci chiedono solo di spendere bene quei soldi, ma ci chiedono anche di fare quelle riforme che l’Italia (pigra) non ha ancora fatto: dalla Giustizia alla burocrazia, ma anche – aprite bene le orecchie – una nuova riforma delle pensioni. Draghi dovrà dare risposte concrete all’Europa e, onestamente, noi non vorremmo essere al suo posto.
Piero Uboldi
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