Il Comune di Catania è fallito, la notizia è passata quasi sotto silenzio, ma è successo nel dicembre scorso: aveva accumulato un debito pari a 1,6 miliardi di euro, ossia ogni cittadino catanese aveva un debito comunale di oltre 5mila euro a testa, neonati inclusi.
Se si pensa che i comuni italiani hanno l’obbligo per legge di chiudere il bilancio in pareggio, risulta incredibile che Catania abbia potuto accumulare tutto quel debito senza che nessuno l’abbia bloccata prima.
Per la verità, la situazione catastrofica di Catania si trascina da anni e Roma, anziché cercare di risolvere il problema seriamente, ha chiuso gli occhi troppo a lungo o ha cercato di tamponare “all’italiana”.
Nel 2008 il governo Berlusconi si è illuso di salvare la situazione regalando a Catania 150 milioni di euro, tolti ovviamente dalle nostre tasche, non capendo che in quel modo avrebbe solo prolungato l’agonia (e i danni), poiché la situazione di Catania non si risolve dando più soldi, ma facendo funzionare la macchina comunale.
Una macchina che nel 2015 è riuscita a incassare solo l’11 per cento delle multe emesse e nel 2016 il 6 per cento, mentre l’evasione della tassa rifiuti è a livelli stellari…
C’è stata anche la lotta all’evasione dei tributi comunali, attuata nel 2015: sapete quanto ha recuperato il Comune con quell’azione? Ha recuperato solo lo 0,45% dell’evasione. Una comica.
Meglio dunque farle fallire queste realtà, certo, ma non ditelo a quelle aziende che il miliardo e 600 milioni speravano di incassarlo, magari per tirare a campare: una mela marcia che ne fa marcire tante altre, solo perché non si è avuto il coraggio di intervenire subito.
Piero Uboldi
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