La cosa che più mi preoccupa rispetto al post-emergenza Covid che stiamo vivendo non è tanto la ripresa economica (che comunque sarà difficile, non illudiamoci), quanto piuttosto la ripresa della socialità, che, per come la vedo io, è il vero sale della nostra vita.
I nostri territori sono un fitto tessuto di associazioni, centri anziani, oratori, circoli, luoghi di cultura e di sport che hanno il ruolo fondamentale di dare un senso alle nostre vite: non si vive solo per lavorare, mangiare, dormire, guardare la tv e incollarsi ai telefonini, si vive anche e soprattutto per uscire di casa, incontrare amici e conoscenti, partecipare a iniziative, feste delle scuole, corse campestri, pranzi con lunghe tavolate delle associazioni, spettacoli delle compagnie teatrali amatoriali, concerti dei nostri cori, aperitivi con gli amici degli animali, tornei sportivi dei ragazzini, feste degli oratori, palii dei rioni, mostre dei nostri artisti, serate musicali, tombolate, tornei di carte, appuntamenti della tradizione popolare…
Tutto questo oggi non c’è più per colpa del virus e la domanda che mi pongo è: quante di queste iniziative avranno la forza di ritornare passata la pandemia? Quanti gruppi avranno ancora le persone disponibili e la voglia di mettersi in gioco per organizzare eventi? Ma soprattutto: che cosa possiamo fare noi tutti per dare una mano a chi vorrà far ripartire la socialità e ridare “sale” alle nostre vite?
Piero Uboldi
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