Noi Italiani siamo un po’ strani: ci arrabbiamo se i governi (di ogni colore) salvano le banche, però non ci chiediamo perché oggi le banche italiane sono così in difficoltà da dover essere (ogni tanto) salvate.
Eppure la risposta è semplice: le banche sono in difficoltà perché per anni hanno fatto prestiti ai cittadini e alle imprese che poi non sono stati in grado di restituire i soldi, riempiendo gli istituti di “crediti deteriorati”.
Voi direte: ma le banche sono state così stupide da fare prestiti senza cautelarsi? Non hanno chiesto garanzie? Se ve lo chiedete, vuol dire che cominciate a ragionare. Certo che le banche hanno chiesto garanzie, di solito le garanzie erano ipoteche sugli immobili.
Il problema è che la crisi ha causato così tanti guai, così tanti licenziamenti e così tanti fallimenti che le banche, anziché incassare soldi, si sono trovate piene di immobili da mettere all’asta e il mercato è crollato.
L’Europa ha imposto alle banche di vendere quegli immobili, ma il mercato è saturo, così le banche ora devono rivolgersi a società specializzate che acquistano gli immobili per poi cercare di venderli, ma alle banche danno solo il 20% del valore iniziale.
Il vero guaio è che oggi le banche italiane possiedono ancora circa 200 miliardi di crediti deteriorati e, vendendo gli immobili, riusciranno a portare a casa si e no 40-50 miliardi. Un gran bel buco.
Solo nel 2019 dovrebbero essere messi all’asta 360mila immobili, per un valore di quasi 100 miliardi, ma la previsione è che le banche porteranno a casa al massimo 25 miliardi.
Insomma, la situazione è molto delicata e a Roma lo sanno bene: protestare perché il governo salva una banca è come protestare perché il medico ci fa una puntura.
Piero Uboldi
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