Domenica 26 maggio saremo tutti chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento Europeo, un organo che sta assumendo sempre più importanza anche per la nostra vita quotidiana.
Chi vi scrive è un europeista convinto, sa benissimo che dall’Euro non si può tornare indietro se non con conseguenze catastrofiche, e vi invito a diffidare di chi vi dice il contrario puntando a conquistare la vostra pancia.
Però devo anche ammettere che l’Europa così com’è mi fa ribrezzo, va cambiata profondamente. Sì, perché è un’Europa che vuole imporci la quantità di sale nel Parmigiano e la lunghezza delle cozze, però non impone nulla di serio ai grandi poteri finanziari.
Dovete sapere che i soggetti privati che agiscono nei paradisi fiscali muovono ogni anno qualcosa come 116mila miliardi di dollari e questi privati agiscono alle Cayman, in Cina, ma anche in Irlanda e Lussemburgo, che sono Paesi componenti della Ue.
Per non parlare dell’Olanda, che pare sia il maggior paradiso fiscale globale del mondo: secondo Gabriel Zucman dell’Università di California a Berkeley l’Olanda sottrarrebbe ogni anno artificialmente oltre 50 miliardi di base fiscale agli altri Paesi, con un surplus enorme, ben al di là delle regole Ue.
Ma nessuno fa niente contro questi paradisi fiscali interni alla Ue e questi surplus che ci rubano il benessere.
Se noi sforiamo il rapporto deficit-pil, minacciano di farci fallire, se altri barano, raggirano o ingannano, tutti muti e zitti, perché i poteri finanziari non vanno disturbati.
Noi paghiamo tasse alte, altri si sollazzano nei paradisi fiscali europei.
E questa sarebbe un’Europa unita? E’ un’Europa vergognosa.
Piero Uboldi
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