L'Italia è un Paese che si sta suicidando. Non in senso astratto, ma nel senso più concreto del termine: suicida è chi rinuncia volontariamente a vivere e noi italiani stiamo attuando una sorta di suicidio di massa non generando più figli. Nelle ultime settimane su queste stesse pagine abbiamo riportato articoli drammatici, passati probabilmente nell'indifferenza più totale: alcuni comuni hanno reso noti i dati dell'anagrafe relativi al 2015 ed è emerso che il numero di nascite sta crollando quasi ovunque mentre aumenta (in qualche caso anche di molto) il numero di morti. E se dovessimo togliere dai nati il dato dei figli di coppie straniere, la situazione sarebbe davvero un suicidio di massa: non vogliamo gli stranieri, ma presto avremo assoluto bisogno di loro.
Ma perché noi facciamo così pochi figli? Voi direte: “Perchè c'è la crisi, perché non c'è lavoro”. Questa risposta non mi convince, perché per gli stranieri la crisi c'è tanto quanto c'è per noi, ma loro i figli li fanno. Noi non facciamo più figli perché abbiamo raggiunto un livello di benessere che non vogliamo perdere, perché avere un figlio costa, non c'è dubbio, e richiede sacrifici.
Noi non abbiamo più voglia di sacrificarci, questa è la verità. E ogni volta che mi capita di vedere una mamma o un papà con un figlio piccolo mi viene voglia di dirgli: “Grazie. Grazie perché voi credete ancora che avere un figlio valga la pena di qualunque sacrificio. Grazie perché noi siamo un popolo di lamentoni, ma voi vi rimboccate le maniche per dare una speranza a questo Paese e a questo popolo”.
Piero Uboldi
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