Potevamo essere noi quegli uomini e quelle donne morti venerdì sera a Parigi. Potevano essere i nostri figli usciti per una serata con gli amici, potevano essere i nostri nipoti andati a sentire un concerto. E’ successo a Parigi, poteva essere Roma o Milano, perché siamo tutti esposti quando a colpire sono gruppuscoli di medievali che al posto delle lance usano i kalashnikov.
Venerdì sera sono rimasto impressionato dal susseguirsi di notizie tragiche. La mia non era paura, perché, razionalmente, sapevo che l’albero che cade (il gravissimo fatto di sangue) fa più rumore della foresta che cresce (i grandi sforzi che in Europa si fanno per una civile convivenza multietnica). La sensazione che provavo non era di paura, era di dolore.
Ciò che mi ha fatto davvero paura, invece, è accaduto qualche giorno dopo. A spaventarmi sono stati i fischi e le grida che inneggiavano ad Allah durante il minuto di silenzio per le vittime di Parigi nello stadio di Istanbul all’inizio della partita Turchia – Grecia. I mass media li puoi controllare, gli stadi no, sono lo specchio della realtà. Saranno anche stati una minoranza coloro che fischiavano, ma erano comunque molti. Molti stupidi, molti medievali, ed è proprio in quella sub-cultura che pesca il terrorismo. C’è ancora molta strada da fare per sconfiggere i terroristi perché si è fatta poca strada per sconfiggere l’ignoranza.
Piero Uboldi
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