Lunedì scorso il meteo prevedeva pioggia e io speravo che venisse giù tanta acqua che riempisse non solo laghi e fiumi, ma soprattutto pozzanghere e prati. Ha piovuto, certo, ma non abbastanza da liberarmi da quello che giorno dopo giorno si sta rivelando un incubo: dar da bere alle api. Sì, avete letto bene. C’è gente di buon cuore che si occupa dei cani nei canili, dei gatti nelle colonie feline, che dà i semi agli uccellini…
Mia moglie si preoccupa di dissetare le api. E non perché lei abbia delle arnie per raccogliere il miele, certo che no. Lei ha scoperto che le api a causa della siccità faticano a trovare luoghi dove abbeverarsi, perché dovete sapere (io non lo sapevo) che le api non sanno nuotare e non sanno neppure posarsi su uno specchio d’acqua. Per dissetarle bisogna inserire in un piatto pieno d’acqua dei sassi che restino in parte all’asciutto: le api si posano sul sasso e da lì, con una proboscide che sembra un’idrovora, bevono. E non avete idea di quanto bevano!
Così ora l’orticello di mia moglie è pieno di piatti coi sassi, ma soprattutto è strapieno di api che ci ronzano attorno felici. Il problema è che ogni giorno bisogna rimettere l’acqua e, se la moglie è impegnata, chi deve farlo infilandosi nel nugolo di api? Io, ovviamente. Se ci tenete al direttore del Notiziario e alla sua incolumità, dite anche voi una preghiera perché la pioggia torni a cadere in abbondanza.
Piero Uboldi
Perché alcuni articoli non sono firmati?
Perché sono il risultato di un lavoro collettivo.
Dietro ogni notizia su queste pagine, ci sono giornalisti che da oltre 30 anni raccontano con passione la cronaca locale.
Quando un articolo non porta una firma, è perché è frutto del nostro impegno condiviso: un’informazione costruita insieme,
con la serietà che ci contraddistingue.
Edicola digitale | Canale Telegram




