Il dopo-voto di domenica scorsa ha visto un’ondata di commenti di ogni genere, a livello nazionale e internazionale. Chi ha cantato vittoria, chi ha pianto sconfitta, chi si è inventato le dimissioni postdatate, all’italiana, proprio come gli assegni. Tutti però sono sembrati concordi su un punto: la sinistra dopo il voto di domenica è morta.
In realtà, la divisione tra sinistra e destra è morta da parecchio tempo e non solo in Italia. Oggi la vera divisione è tra globalisti e nazionalisti, tra chi vuole un mondo senza barriere e chi vuole difendere le specificità e i confini locali.
Domenica sono morti quei partiti che non hanno ancora capito tale cambiamento.
Ma gli Italiani hanno cambiato anche il modo di votare, perché non guardano più ai partiti, ma ai leader.
Gli Italiani vogliono dei leader a cui affidare la propria fiducia, pronti però a spodestarli appena penseranno che sia mal riposta.
I leader che domenica hanno conquistato la fiducia della gente sono senza dubbio due, Di Maio e Salvini, che hanno in comune il fatto di essere entrambi nazionalisti, ma sono profondamente diversi: uno più assistenzialista, l’altro più protezionista.
Il vero leader dei globalisti, invece, era Renzi, ma gli Italiani da tempo hanno perso fiducia in lui e così oggi l’Italia si trova in una situazione anomala: ha ben due leader nazionalisti ma non riesce a trovare un leader globalista capace di trascinare le masse. La grande partita, però, è solo all’inizio, i globalisti per vincerla dovrebbero trovare un Macron italiano. Ma chi? Sarà Calenda?
Piero Uboldi
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