Nelle scorse settimane, al termine di un acceso scontro politico che ha spaccato la maggioranza di governo, è stato deciso di stanziare 3 milioni di euro per consentire a Radio Radicale di continuare a vivere.
3 milioni che si aggiungono ad altri 4 milioni che la radio percepisce grazie ai contributi all’editoria (quei contributi che il Notiziario non ha mai voluto chiedere).
Tutti felici per questo salvataggio di una radio che dal 1994 a oggi ha ottenuto dallo Stato quasi 300 milioni di euro, 600 miliardi delle vecchie lire, tanto per capirci.
Con i suoi 275mila ascoltatori (dato del 2014) è come se ogni ascoltatore di Radio Radicale avesse contribuito a sostenere la radio con una quota di oltre mille euro a testa.
“E’ una radio privata ma fa un importante servizio pubblico – direte voi – perché trasmette le sedute del Parlamento e non ha pubblicità”.
E’ vero. Però in Italia c’è un’altra radio privata che non raccoglie pubblicità e fa un servizio “pubblico” (per gli appassionati di Dio, anziché per gli appassionati di politica): è Radio Maria, che viene un po’ sbeffeggiata da chi ha la puzza sotto il naso.
Radio Maria vive solo di donazioni private, non di soldi pubblici, eppure ha creato dall’Italia una rete che raggiunge 75 Paesi del mondo e ha ogni giorno 30 milioni di ascoltatori. 30 milioni, non 275mila.
Trasmette messe, rosari e dibattiti culturali e siamo certi, anzi, certissimi che rende un servizio pubblico alle persone (soprattutto quelle che vivono sole) che Radio Radicale nemmeno si sogna.
Eppure in tanti osannano Radio Radicale e sbeffeggiano Radio Maria.
Contenti loro di pagare con le nostre tasse…
Piero Uboldi
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