“Il Musichiere” e “Lascia o raddoppia” erano, alla fine degli anni ’50, i più famosi e visti programmi della “nascente” televisione italiana. Il primo veniva trasmesso dagli studi di via Teulada a Roma, il secondo dagli studi della Fiera di Milano.
All’epoca, e fu un fatto editoriale veramente rivoluzionario, venne creato dalla Mondadori un settimanale che, oltre a parlare della trasmissione in sé (magari con qualche leggero e simpatico pettegolezzo) e del mondo della musica leggera, conteneva un disco in plastica flessibile con incisa la canzone del “momento” eseguita a volte da cantanti già noti, a volte da cantanti che, più avanti, lo sarebbero diventati.
Un settimanale, quindi, che seguiva la grande moda del momento che era la televisione (che tutti volevano avere) e, ancor di più, seguiva il “boom” della discografia che, abbandonato il 78 giri si era “buttata” sul più piccolo, meno fragile e più economico 45 giri. Il settimanale “Il Musichiere” vendeva moltissimo e bene hanno fatto Daniele Sgherri e Federico Pieri a ricordarlo, o meglio, riportarlo alla memoria, in un libro appartenente a “Musica in mostra”.
Sgherri e Pieri sono due appassionati di musica, grandi collezionisti di dischi, spartiti e memorabilia varia da parecchi lustri. Hanno organizzato mostre (e avremmo tanto il piacere che qualcuna di queste capitasse qui… a Milano) ed escono di tanto in tanto con loro libri su un argomento ben preciso, tipo, ad esempio, la discografia di De André o il “disco per l’estate”.
La prima copia de “Il Musichiere” esce alla fine del dicembre ‘58, l’ultima è del maggio ’61
Ci piace questo loro libro dedicato al “Musichiere”: ci ha riportato, attraverso immagini, a quel 1959, quando avevamo la grande fortuna di essere non solo più giovani ma anche quella di vivere anche in un mondo diverso, diciamo pure migliore.
La prima copia de “Il Musichiere” esce alla fine del dicembre ‘58, l’ultima è del maggio ’61. In questo anno e mezzo succede di tutto alla trasmissione: all’inizio del ’59 è la trasmissione più vista (anche perché sempre più gente ha la tele in casa), a metà di maggio del’60 chiude (e ci ricordiamo molto bene personalmente quell’ultima trasmissione a cui parteciparono i bambini…). Poi, la tragedia di Mario Riva a settembre all’arena di Verona ed il settimanale “Il Musichiere” che, a causa di ciò, aveva perso totalmente la sua forza propulsiva è costretto a chiudere nella primavera del ’61. Molti “personaggi” diventati famosi grazie alla trasmissione sparirono quasi subito dalla scena artistica con la sua chiusura: stiamo parlando di Nuccia Bongiovanni (moglie del M° Boneschi, scomparsa nel ’70 che si dedicò alla famiglia) e di Paolo Bacilieri che, abbandonate subito le sale di registrazione, aprirà un locale a Riccione (che poi chiuderà) dove terrà a battesimo i Pooh. Se ne andrà nel ’97.
I Pooh, le gemelle Kessler, Tony Dallara e Lucio Battisti, legati al Musichiere
L’unico grande “personaggio” a resistere ancora per tutti gli anni ’60 è stato il M° Gorni Kramer che, lasciato “Il Musichiere”, avrà successo con “Buone vacanze” ma ancor di più con “Giardino d’inverno” lanciando le gemelle Kessler con il loro “Pollo e champagne” e “Dadaumpa”.. E’ un mondo di cui poco rimane, anche perché sono scarse le riprese televisive dell’epoca rimaste. Eppure il “Musichiere” è una pietra miliare della televisione italiana. Il ricordarlo in un libro è, secondo noi, cosa molto importante. E vogliamo rendere merito sia a Sgherri che a Pieri che hanno fatto e stanno facendo un’opera assolutamente non facile di salvaguardia del passato. Affinché nulla scompaia nell’oblio.
Ed è bene che qualcuno cristallizzi i ricordi di ciò che fu. Apre il libro (ma non ce ne eravamo dimenticati) un caro amico personale di lunga data: Roby Matano. Anch’egli al Musichiere nel ’59 e leader de “I Campioni”, il complesso forse più famoso e più desiderato dai gestori dei più famosi locali notturni nazionali dell’epoca. Vogliamo terminare dicendo un piccolo particolare: ne “I Campioni” cantava Tony Dallara al massimo del suo successo e, quando questi dovette lasciare il complesso per “servire la Patria”, arrivò un giovane di buona volontà a cui Matano insegnò i “trucchi” del mestiere: si chiamava Lucio Battisti. Vogliamo concludere consigliando chiunque nell’acquisto di tale libro e, ancora, complimenti agli autori.
Enrico Borroni
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