
«Qui c’è in gioco l’Italia e sono certo che riusciremo a far prevalere l’onestà e l’intelligenza agli interessi di parte». L’appello finale rivolto dal presidente del Consiglio Mario Draghi al Parlamento è nel segno dell’unità. In Senato è in corso l’esame del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato in mattinata dalla Camera con 442 sì e 19 no. Il pacchetto di misure, finanziate in gran parte con i fondi europei del Recovery Fund, vale complessivamente 248 miliardi di euro e punta a rilanciare l’economia italiana provata dalla crisi pandemica. Sei le missioni principali che a partire da quest’anno animeranno il piano di ripresa e resilienza: transizione verde pari al 40% dei fondi e innovazione digitale (27%) occupano le principali voci di spesa.

Poi le infrastrutture con interventi sull’Alta Velocità ferroviaria e il potenziamento di porti, viadotti e ponti; l’istruzione con l’aumento del numero di asili nido e l’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie; altre missioni riguardano poi l’inclusione sociale e la sanità con il potenziamento della medicina del territorio.
Dalla garanzia statale per permettere ai giovani di accedere al mutuo sulla prima casa alla promozione dell’imprenditorialità femminile fino allo sviluppo del Sud Italia, nell’Aula di Montecitorio Draghi ha illustrato i principali assi di intervento che a regime – assicura – “porteranno benefici del 3,6% sul Pil entro il 2026“.
Recovery Plan, le reazioni di M5S, Pd e Lega
Plaude la maggioranza che chiede un’approvazione rapida del piano prima dell’invio definitivo, entro fine mese, a Bruxelles. Per il deputato di Varese Niccolò Invidia, Movimento 5 Stelle, “Il discorso di Draghi è stata un’asettica sintesi del colpo di reni compiuto dalle istituzioni italiane in questi mesi. Commentare questo discorso significa quindi commentare il lavoro svolto da tutti noi e lo trovo sicuramente positivo nel suo complesso. Resta ora da assicurarsi che vi sia una buona governance progettuale e soprattutto svolgere un controllo costante sull’effetto moltiplicatore di questi investimenti con eventuali modifiche nel medio periodo”. “Grazie a questo piano – commenta dalla Lega Matteo Luigi Bianchi di Gallarate – abbiamo la possibilità di guardare a riforme strutturali che consentiranno alle regioni settentrionali come la Lombardia che rappresenta il 25% del Pil nazionale di competere con regioni mitteleuropee con cui già intrattengono rapporti”. “Nessuno pensi che il Parlamento verrà tagliato fuori. – dice il deputato milanese Emanuele Fiano del Partito Democratico – Ognuno dei progetti presentati dentro al Piano nazionale di ripresa e resilienza necessiterà obbligatoriamente di strumenti di legge che verranno discussi”.
Draghi in parlamento per il Recovery Plan, le reazioni di Forza Italia, e Fratelli d’Italia
Soddisfazione da Forza Italia con il senatore lombardo Giacomo Caliendo che dice: “Ho molto apprezzato la volontà di coinvolgere tutti i cittadini nella consapevolezza della gravità del momento e dell’importanza del piano. Positiva l’indicazione per ciascuna riforma dei tempi di realizzazione e l’evidenziazione della necessità di superare il divario tra nord e sud, le disuguaglianze di genere e il gap generazionale”. Il saronnese Gianfranco Librandi di Italia Viva ha preferito non rispondere perché impegnato in Aula.
L’opposizione critica il contingentamento dei tempi per l’esame in Aula: “Per il Parlamento c’è troppo poco tempo per approfondire un testo di 267 pagine che è stato concluso solo 2 ore prima che Draghi intervenisse. – dice da Fratelli D’Italia la deputata di Seregno Paola Frassinetti – Di sicuro servono altri passaggi per approfondire la discussione”. E sull’attenzione del piano di ripresa e resilienza per il Mezzogiorno aggiunge: “Il Sud ha bisogno di ripartire ma serve un occhio di riguardo anche per la Lombardia che ha fatto più da traino in questi anni ma che è stata duramente colpita dalla pandemia”. Nella replica di questa mattina Draghi è tornato sui tempi del dibattito: “Indubbiamente i tempi erano ristretti ma la scadenza del 30 aprile non è mediatica, se si arriva prima si avranno i fondi prima. La Commissione andrà sui mercati a fare la provvista per il fondo a maggio, poi la finestra si chiuderà nell’estate: se si consegna il piano subito si avrà accesso alla prima provvista sennò si andrà più avanti”. In serata è atteso il via libera definitivo.
Claudio Agrelli
puoi iscriverti gratuitamente al nostro Canale Telegram
oppure per i nuovi video pubblicati puoi iscriverti al nostro Canale Youtube