
“Fai schifo”, “ma quando muori?”, “Adesso qui ci vorrebbe un’insulina fatta bene…”, sono solo alcune delle frasi catturate dai microfoni nascosti durante le indagini sui maltrattamenti nella casa di riposo di Besana Brianza. L’altro giorno si è chiuso con 4 patteggiamenti a pene che vanno da 1 anno e 4 mesi a 1 anno e 8 mesi.
Ai 4 imputati è stata concessa la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna sul certificato penale. Ammesse le due costituzioni di parte civile presentate da familiari delle vittime e anche quella della Fondazione Scola che gestisce la struttura e che aveva segnalato i presunti abusi, anche attraverso Lorenzo Guzzetti, ex sindaco di Uboldo, che era direttore della struttura all’epoca dei fatti.
La sentenza è stata emessa dalla Gup del Tribunale di Monza Cristina Di Censo e riguarda quattro operatori socio assistenziali. La brutta vicenda emerse nell’estate 2019 in seguito agli accertamenti dei carabinieri della Compagnia di Seregno che utilizzarono anche telecamere nascoste per documentare i maltrattamenti.
Delle due donne condannate alla pena maggiore, una nel frattempo è andata in pensione mentre l’altra sta seguendo un percorso psicologico di recupero.
Per patteggiare gli imputati hanno offerto ai familiari delle vittime delle somme come risarcimento dei danni. Accolta dal giudice anche la costituzione di parte civile della Fondazione Scola.
“Giustizia, in qualche modo, è fatta e noi dobbiamo attenerci a quanto hanno deciso i giudici” -ha commentato pubblicamente, attraverso la sua pagina Facebook, l’ex direttore Lorenzo Guzzetti. “La cosa più importante è aver tutelato gli ospiti e aver garantito a tutti un posto più bello e più sicuro dove vivere.
Il merito più grande, anche se non son citati, va a tutti quei lavoratori che hanno collaborato e hanno aiutato in questa operazione che “ha fatto pulizia”.
Gente che ha dimostrato non solo di essere professionale ma anche un ottimo esempio di cittadinanza e di senso dello Stato.
Ovviamente grande merito va al Presidente, Aldo Perego, per aver sempre spronato noi direttori a denunciare senza paura e non nascondere nulla.
Lo stile adesso non è più di casa ma noi restiam signori: siamo certi di aver fatto il bene della Scola che resta nel cuore insieme a tutti i fantastici collaboratori lasciati”.
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