
“Sì lo voglio, o forse no”. Maggio è da sempre un mese gettonato per chi decide di convolare a nozze, per migliaia di operatori dei matrimoni coincide con l’inizio della stagione dei ricavi. Anche quest’anno però il Covid ha messo in crisi il mondo dei “fiori d’arancio”: da mesi i lavoratori del wedding devono rispettare il divieto di organizzare feste e ricevimenti nuziali. La situazione non sembra migliorata neanche dopo le riaperture di aprile con il governo in attesa di annunciare la data per la ripartenza di un settore che – secondo i dati Federmep (Federazione matrimoni ed eventi privati) – prima della pandemia ha raggiunto un fatturato medio di 5 miliardi di euro.
Katia Logiudice di Kcreations Eventi organizza cerimonie a Saronno: «Noi wedding planners siamo fermi ormai da 15 mesi – dice – stanno ripartendo tutti quanti, addirittura i tifosi vanno a fare baldoria in piazza facendo assembramenti senza mascherina. L’anno scorso abbiamo rispettato tutte le misure di sicurezza ma non è bastato. Ho perso diversi matrimoni che erano già stati rimandati diverse volte anche a causa dell’incertezza sulle date».
Feste nuziali clandestine per aggirare i divieti
A preoccupare maggiormente i lavoratori del wedding ora è l’aumento delle feste nuziali clandestine in case private o affittate sui portali di siti b&b, eventi che rischiano di arrecare un danno per il loro business oltre ad essere una violazione delle norme anti Covid. «Purtroppo si stanno creando delle spiacevoli situazioni con l’aumento di eventi clandestini. – dice Elisa Zanella, di Trejolie Events che organizza matrimoni tra Saronno e Montebelluna, in Veneto – Abbiamo ricevuto tante richieste per organizzare feste in casa, una persona mi aveva chiesto di preparare una torta per 25 persone, gli ho detto no per via degli spazi ristretti ma molti colleghi accettano di farlo per disperazione». I wedding planners chiedono una ripartenza immediata dei ricevimenti, almeno nei luoghi all’aperto, e un allentamento del coprifuoco attualmente in vigore alle 22 perché, dicono, la voglia di festeggiare un matrimonio non può essere fermata di imperio “alle 10 o alle 11 di sera”.
I lavoratori del wedding in piazza a Milano e Roma
Dai ristoratori ai sarti, dai fotografi ai musicisti, dai pasticceri agli organizzatori di eventi: lo scorso 26 aprile, nel primo giorno di zona gialla in Lombardia, circa 150 lavoratori del mondo wedding hanno manifestato davanti alla sede della Regione a Milano contro la mancata indicazione di una data certa per la ripartenza del comparto. «Per la riapertura in sicurezza abbiamo presentato le linee guida alla Regione e l’interlocuzione è in corso. – commenta Lori Ciufo capo delegazione di Federmep Lombardia – È un settore che è stato completamente dimenticato, noi non lavoriamo da un anno e mezzo e se non otterremo risposte chiare dalle istituzioni siamo pronti a nuove mobilitazioni».
Oggi è prevista una nuova manifestazione a Roma organizzata da “Insieme per il wedding” e Feu (Filiera Eventi Uniti) ma intanto il tema delle riaperture tiene banco nel dibattito politico: «Penso che dobbiamo guardare il settore ad ampio ventaglio. Ci sono attività ancora chiuse, come le palestre e il settore del wedding che non hanno prospettive», ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia) mentre la ministra per gli Affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini in un post su instagram ha promesso interventi nel consiglio dei ministri di metà maggio quando ci sarà una revisione sulle riaperture. Nel frattempo futuri sposi e wedding planners aspettano, se son “fiori d’arancio” fioriranno.
Claudio Agrelli
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