di Stefano Di Maria
Se ne sono viste tante serie che affrontano il tema del narcotraffico (da NARCOS c’è tutto un filone), però mai nessuna aveva contrapposto padre e figlio come DOM, produzione brasiliana di Prime Video. Fra l’altro attingendo a piene mani dalla realtà: la vera storia di Pedro Machado Lomba Neto, un criminale che sniffava cocaina e comandava una banda che svaligiava le case dei ricchi a Copacabana. Morto a 23 anni, aveva distrutto la vita della sua famiglia, senza che né i genitori né la sorella potessero fare nulla per fermare il suo stile di vita autodistruttivo.
Prodotta da Conspiracao Filmes, DOM vede protagonisti Gabriel Leone e Flavio Tolezan. Tre le stagioni disponibili su Prime Video, l’ultima delle quali è quella conclusiva ed è stata appena pubblicata con soli cinque episodi.
DOM – La vicenda raccontata
L’originalità della serie sta nella scelta di raccontare anche la storia del padre del bandito tossicodipendente, Victor, un ex poliziotto che aveva combattuto il narcotraffico dall’interno: un uomo di grandi valori, completamente agli antipodi del figlio, ma al quale era legato da un tale amore da essere disposto a tutto pur di salvarlo. A nulla erano valse le cliniche di riabilitazione, dove Pedro entrava e usciva a ripetizione: ricadeva sempre nella dipendenza da cocaina e nella ricerca del brivido che trovava solo nel furto. A poco più di 20 anni, veniva descritto dai tabloid come il ladro playboy e ragazzino, divenuto il terrore della gente altolocata di Copacabana. Attraverso i flashback, che viaggiano su due piani temporali oltre al presente, scopriamo un giovane Pedro che fin da adolescente comincia a fare uso di coca a Rio de Janeiro, e il 20enne Victor, che vorrebbe fare il sommozzatore ma finisce con il lavorare per la polizia sotto copertura nelle favelas.
Nella stagione finale, inizia il conto alla rovescia e i protagonisti sono ancora più vicini alla morte. Pedro trova rifugio a Rocinha, la più grande favela di Rio, cercando di fuggire dalla polizia, ma mentre è lì viene minacciato dagli spacciatori. Victor, invece, consapevole della situazione di pericolo in cui si trova il figlio, deve lottare contro il cancro ai polmoni e, allo stesso tempo, cercare di fare l’impossibile per salvare Pedro. Anche in questo turbinio di emozioni, l’avvicinarsi della morte non abbatte Victor e Pedro, ma anzi li fa sentire più vivi che mai. La serie mostrerà finalmente la fatidica scena in cui Pedro fa esplodere la granata nel tunnel, pochi istanti prima di morire. Una fuga così nota e sanguinosa non avrebbe potuto avere altra fine.
DOM – La recensione
DOM è carico di scene adrenaliniche, di tensione e violenza come già abbiamo visto in altre serie dello stesso genere. Forse è questo il suo limite: al di là del rapporto tra padre e figlio (eccezionali le interpretazioni di Gabriel Leone e Flavio Tolezan), su binari diversi ma destinati sempre a incrociarsi e incontrarsi, non offre molto di più rispetto al panorama seriale sul narcotraffico. Ma è ben recitata e la costruzione della storia riesce a suscitare empatia nello spettatore.
La fotografia predilige i colori accesi delle favelas, ma anche gli effetti psichedelici delle notti brasiliane, fra locali e strade trafficate. Regia e montaggio si concentrano sulle scene a effetto, fra primi piani che indugiano sulle sniffate di Pedro e sparatorie al limite dello splatter, mantenendo sempre alta l’attenzione. Certo si sarebbe potuta raccontare diversamente la storia di Pedro, magari senza eccedere in spettacolarità, ma si tratta di scelte artistiche.
Tutti i registi hanno girato una loro versione che fa riflettere: sulle conseguenze della tossicodipendenza per le persone care e su quanto sia difficile da estirpare la corruzione politica e delle forze dell’ordine in Sudamerica, dove la polvere bianca detta le regole più che altrove. Apprezzabili, inoltre, le sequenze della vera intervista al padre di Pedro, morto proprio mentre veniva girata la serie.
GIUDIZIO: 3/5
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