di Stefano Di Maria
La nuova produzione originale turca targata Netflix è FATMA. Una miniserie di quelle che non si dimenticano: sia per la trama, che non lascia un attimo di tregua, sia per il messaggio alla base della storia, il riscatto femminile in una terra dove la donna viene spesso relegata ai margini e sfruttata.
In tema di diritti femminili in Turchia c’è un bel precedente, l’ottima ETHOS, che aveva affrontato l’argomento in modo poetico e commovente. Qui, invece, a dominare sono gli istinti della protagonista, Fatma, desiderosa di riappropriarsi della propria vita e di vendicarsi di tutti coloro che le hanno fatto del male. A interpretarla è un’eccellente attrice, Burcu Biricik, ben calata nella parte, capace di rappresentare degnamente tutte le donne turche che vivono in povertà, maltrattate e costrette a sbarcare il lunario ogni giorno. Scomparso il marito dopo essere uscito di prigione, Fatma si ritroverà sola e in balia del mondo delinquenziale di cui faceva parte: tenterà di tutto per riuscire a scoprire dove si trova il suo Zafer, anche per dirgli che il figlio autistico (da lui mai accettato) è morto.
Quello fra il creatore Ozgur Onurme e il co-regista Ozer Feyzioglu è un connubio perfetto, che narra vicende al limite del surreale in modo credibile e coinvolgente: in ogni episodio Fatma commetterà qualche omicidio, senza meditarlo, spinta dalla disperazione e dalla smania di rivalsa. A invogliare nella visione, per altro, è il mistero sul suo passato e su come sia morto il figlio: attraverso brevi flashback, scopriamo la storia di Fatma bambina, abusata dall’orco del paese, e l’amore per quel figlio che – a dispetto del mondo – lei considerava tanto speciale.

Ambientata nei sobborghi di Istanbul, dove la povertà e la malavita convivono pericolosamente, FATMA ha tutti gli ingredienti per conquistarsi un ruolo di primo piano nel catalogo Netflix: dalla fotografia alla scrittura, dalla regia al cast, al netto di qualche sbavatura, è un drama-thriller che appassiona e lascia sorpresi. Fino all’inaspettato e amaro epilogo che, si spera, apre a una seconda stagione.
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