di Stefano Di Maria

A inizio mese Netflix ci ha regalato una serie di altissima qualità, come raramente se ne vedono sulla piattaforma del colosso dello streaming: è HIT AND RUN, un’avvincente spy story ambientata fra Tel Aviv e New York.
Protagonista è il famoso attore israeliano Lior Raz, che dopo il successo di FAUDA torna a interpretare un personaggio controverso, diviso fra il desiderio di una vita normale e un passato che torna a bussargli alla porta. Ex membro delle forze speciali, Raz conosce molto bene il mondo degli infiltrati e anche stavolta ha lavorato al nuovo show non solo come interprete ma anche come coautore con Avi Issacharoff. In HIT AND RUN veste i panni di Segev Azulai, una guida turistica di Tel Aviv la cui vita cade in pezzi quando la moglie Danielle viene improvvisamente uccisa da un pirata della strada. Per nulla convinto che si tratti di un incidente, Segev comincia a indagare, scoprendo sulla sua pelle che anche lui è nel mirino di chi ha ucciso Danielle. Per risolvere il mistero dovrà lasciare la figlia e trasferirsi a New York, città originaria della moglie, dove l’amico israeliano Ron lo affiancherà nella ricerca della verità.
Al netto di alcuni momenti morti, in cui succede poco, HIT AND RUN si caratterizza per il ritmo forsennato, dove l’azione e l’imprevedibilità sono la sua forza. Fin dal prologo, un flash-forward che anticipa cosa accadrà nel futuro del protagonista, è un susseguirsi di violenza, omicidi, rincorse a piedi e incontri pericolosi. Districarsi nel complicato puzzle di spie e malviventi è complesso, ma aiutano i flashback che mettono a fuoco il passato dei personaggi più controversi e misteriosi. Il risultato è una serie avvincente, che malgrado la lunghezza degli episodi spinge al binge watching. Ma c’è un ostacolo non da poco per chi non ha voglia di leggere i sottotitoli: così come in Fauda la scelta degli autori, al fine di rendere lo show il più realistico possibile, è stata di mantenere la lingua israeliana, fatta eccezione per le poche parti in inglese, che sono doppiate.
Cast a parte, nel quale spiccano Gregg Henry e Gal Toren, dal punto di vista tecnico non va rilevato niente di innovativo, ma è apprezzabile la scelta dei frequenti movimenti di camera, che danno maggiore realismo alle scene più movimentate.
Non ci resta che attendere la seconda probabile stagione, che potrebbe anche alzare l’asticella.
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