
di Stefano Di Maria
Per la seconda volta Netflix sperimenta una serie i cui episodi hanno un minutaggio risicato, che obbliga al binge watching: dopo IL LEADER, che trattava la violenza delle banlieue francesi, i cui episodi variano dagli 8 ai 10 minuti, è la volta de IL TEMPO CHE TI DO, disponibile da fine ottobre in dieci capitoli della durata di 11 minuti.

E’ una storia d’amore ambientata in Spagna, nella quale è facile riconoscersi. Protagonisti sono Lina e Nico, che si innamorano come accade a tutti (o quasi), per poi perdersi in se stessi e negli eventi che segnano le loro vite, fino alla separazione. La trama, molto lineare e certo non originale, separa in ogni episodio i minuti del presente e del passato, raccontando la vicenda su due piani temporali. Abbiamo così modo di conoscere come sia nata e cresciuta la relazione e come sia potuta finire gettando entrambi in una sofferenza emotiva che li indurrà a cercare altri ma senza mai dimenticarsi veramente. Malgrado ciò, il messaggio di Nadia De Santiago, produttrice e attrice protagonista, è che solo il tempo può sanare le ferite di una separazione così difficile e dolorosa. “Ci vuole tempo, ma passerà”, dice un amico a Lina per consolarla. “Non potevi darmi una risposta così di merda”, gli risponde lei senza sapere che sarà proprio così. Il passare del tempo lenisce il senso d’angoscia, la depressione, quel chiudersi in se stessi, sino a farli scomparire per sempre. Ma IL TEMPO CHE TI DO trasmette anche la consapevolezza che una storia d’amore vissuta intensamente resta comunque dentro, non si può cancellare con un colpo di spugna.

Il breve minutaggio degli episodi non consente – com’è inevitabile – di approfondire la psicologia dei due protagonisti, per quanto siano bravi e affiatati i due attori (nel ruolo di Nico c’è Alvaro Cervantes). Figurarsi quindi i personaggi di contorno, a malapena accennati. Tirando le somme, IL TEMPO CHE TI DO è una serie discreta, con un format sperimentale che potrebbe essere imitato da altre produzioni in modo più compiuto, obiettivo che qui non è centrato appieno.
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