di Stefano Di Maria
Al termine della visione di PRIVACY (titolo originale INTIMIDAD) abbiamo una speranza: che questa chicca di Netflix, per qualità produttiva e importanza dei temi trattati, non si perda nell’immenso catalogo del colosso dello streaming. Ma siamo ottimisti: da settimane, fin dalla sua uscita il mese scorso, PRIVACY è rimasto nella Top Ten, evidentemente con grandi apprezzamenti del pubblico.
A nostro avviso non potrebbe essere altrimenti. A parte la protagonista, la brava Itziar Ituño, l’immensa Raquel de LA CASA DI CARTA, attrice cinematografica e del piccolo schermo, questa produzione spagnola, che tratta di revenge porn e di violenza psicologica sulle donne, è avvincente, emozionante e profondamente intimista.
PRIVACY – LA TRAMA
Al centro della storia c’è Malena Zubiri, candidata a sindaco della città di Bilbao. In piena campagna elettorale ignoti diffondono un video di lei mentre fa sesso con un uomo. Inizia così un incubo che fa a pezzi la sua famiglia e distrugge la sua carriera. Il partito le è contro, anzi forse non aspettava altro, ma Malena – affrontando i giudizi e le condanne di un mondo che in queste circostanze non sta quasi mai dalla parte delle vittime – è decisa a non farsi abbattere e a scoprire la verità. Chi ha cercato di tagliarla fuori dalla politica cittadina?
La sua storia si intreccia con quella di Ane, morta suicida per una vicenda simile, che l’ha profondamente minata nella psiche. La sorella, sconvolta, indagherà con l’aiuto di una poliziotta specializzata in crimini di questo genere, determinata a scoprire chi ha diffuso video e foto privati di Ana sul luogo di lavoro.
PRIVACY – LA RECENSIONE
Il merito della miniserie, in otto episodi di 45 minuti circa, è di spingere lo spettatore a immedesimarsi nelle vittime di questi reati: diffondere video e foto facendoli diventare virali per molti è istintivo, inconsapevoli che dietro quei click ci siano delle vite, delle donne che si ritrovano la vita rovinata. “Ma se l’è andata a cercare”, si sente spesso dire in questi casi. Ecco: PRIVACY dimostra il contrario, fornisce gli strumenti per rendersi conto che non è così. Una “missione” in cui Verónica Echegui e Laura Sarmiento Pallarés, le creatrici e sceneggiatrici, ce l’hanno messa tutta. Così come i registi Jorge Torregrossa, Koldo Almandoz, Ben Gutteridge e Marta Font Pascual, che guidano un cast di grande livello (come non citare Patricia López Arnaiz e Ana Wagener, magnetiche quanto Itziar Ituño?). Il tutto con l’ambientazione nella magnifica Bilbao, cristallizzata da una fotografia che immortala i luoghi più suggestivi (non poteva che spiccare il Peggy Guggenheim, simbolo della città). L’unica pecca è il cliché dell’uomo che è sempre colpevole e insensibile. Ma a uno show così può anche essere perdonato.
PRIVACY è una miniserie da divorare e straconsigliare.
VOTO: 4 SU 5
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