di Stefano Di Maria
Che cos’è THOSE ABOUT TO DIE? Un capolavoro storico o un polpettone sull’antica Roma ben fatto ma di puro intrattenimento? E’ la risposta che cercheremo di dare con la nostra recensione della serie evento di PRIME VIDEO, firmata niente meno che dal regista di “Independence Day” Roland Emmerich. Lo show targato Peacock, in dieci episodi di un’ora, ha debuttato in esclusiva sulla piattaforma il giorno successivo al lancio negli Stati Uniti. Ispirato all’omonimo saggio di Daniel P. Mannix, condurrà gli spettatori nel mondo spettacolare, complesso e corrotto delle gare di bighe e dei combattimenti dei gladiatori romani.
Nel cast il vincitore del Premio Oscar Anthony Hopkins nel ruolo dell’Imperatore Vespasiano, Iwan Rheon è il plebeo Tenax, Tom Hughes veste i panni di Tito Flaviano, Sara Martins è Cala e Jojo Macari è Domiziano. Sono questi i personaggi attorno a cui si dipana la lotta per il potere. Curiosità: mai ci saremmo aspettati di trovare nel cast Kyshan Wilson, la Kubra di MARE FUORI, e Alicia Ann Edogamhe, vista nella serie Netflix SUMMERTIME.
Qui sotto il trailer
THOSE ABOUT TO DIE – Il contesto storico
Panem et Circenses, Roma, 79 D.C.: il centro dell’Impero Romano è la città più ricca del mondo e un grande flusso di schiavi giunge dal crescente impero come manodopera. La popolazione romana, annoiata, irrequieta e sempre più violenta, è tenuta sotto controllo da due elementi: cibo gratuito e intrattenimento spettacolare con gare di bighe e lotte di gladiatori. Le gare al Circo Massimo sono controllate da quattro corporazioni di proprietà dei Patrizi: le fazioni Blu, Rossa, Bianca e Verde. A Roma averne una quota è considerata la cosa più preziosa. Il gusto della plebe per l’intrattenimento si fa sempre più cinico e assetato di sangue e diventa necessario un nuovo stadio progettato appositamente per i combattimenti dei gladiatori: il Colosseo. Le dimensioni, come l’imponenza dei combattimenti tra gladiatori e animali, è enorme, così come lo è la criminalità legata al fiorente giro di scommesse. Sottoterra, sotto le gradinate, migliaia di persone lavorano e vivono e, tra loro, ce ne sono migliaia che morirebbero per i giochi.
THOSE ABOUT TO DIE – La recensione
Se vi aspettate un racconto storico fedele alla narrazione del periodo in cui è ambientato, rimarrete delusi. Più che concentrarsi sulla trasposizione realistica dei fatti e delle vite dei suoi protagonisti, le cui vicende sono palesemente romanzate, la serie esplora in modo avvincente il mondo dei giochi romani, caratterizzato da sete di sangue, avidità di denaro, lotte di potere e corruzione. Sotto questo aspetto, al di là dell’intrattenimento che non manca di sicuro, lo show funziona: grazie un budget produttivo da capogiro, che ha consentito una ricostruzione storica credibile e mai fittizia, c’è realismo quanto meno nell’ambientazione, nelle location dei palazzi del potere, delle dimore patrizie e dei caseggiati dove vivono i plebei.
Va detto che dieci ore di visione non sono poche e, seppure la serie sia ben confezionata e ricca di azione, richiede un certo impegno: soprattutto all’inizio, quando si deve familiarizzare con troppi personaggi e non succede granché a parte i giochi. Se ci si perde nelle tante trame e sottotrame (probabile), ci si consola con le scene delle corse delle scuderie e degli scontri fra gladiatori al Colosseo, che non fanno rimpiangere i predecessori SPARTACUS né ROMA, anzi.
Che cosa non funziona allora? Doppiaggio italiano a parte, con alcune voci decisamente inadeguate al contesto, la sensazione è che a THOSE ABOUT TO DIE manchi qualcosa: è come se si percepisse una patina di soap che vanifica il progetto complessivo, dovuta a una regia più interessata agli eventi che alla complessità dei protagonisti, che avevano tutte le potenzialità per essere approfonditi. E’ anche un demerito della scrittura, a tratti confusionaria e con dialoghi poco convincenti: è come se gli autori avessero voluto buttare dentro al calderone un po’ di tutto, per accontentare tutti i gusti. Non c’è coraggio, una coerenza di fondo che esuli da questa pur comprensibile esigenza.
E’ un peccato, perché il cast merita, fa ottimamente il suo lavoro. Peccato anche per il poco spazio riservato a Anthony Hopkins, superbo nel ruolo di Vespasiano: ma dura lo spazio di tre episodi, per poi rivederlo – per grazia ricevuta – in un paio di flashback. Insomma, pare che sia stato chiamato più per dare lustro all’opera e contribuire al marketing internazionale che per attribuire sostanza alla serie.
Tornando alla domanda iniziale, la risposta non può che essere: no, THOSE ABOUT TO DIE non è un capolavoro, ma un’ottima produzione che fa conoscere l’antica Roma in modo credibile e punta meramente a intrattenere. Farà di meglio la seconda, probabile, stagione?
GIUDIZIO: 3/5
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