Mancano 1089 giorni, comprensivi delle 24 ore aggiuntive garantite dal prossimo anno bisestile. Tre anni, poi per Milano saranno Olimpiadi. Quelle invernali, in abbinata con Cortina nel 2026. Un appuntamento in grado di segnare un’epoca, di scandire una decade e condizionare quella successiva. Come era stato per Torino 2006, come sempre è quando si parla di Giochi.
Un avvicinamento che potrebbe apparire lungo, ma che rischia di essere corto. Perché la macchina organizzativa è un elefante, capace di muovere il peso di una metropoli, due Regioni e in fondo di un Paese intero. Ma anche poco agile nel districarsi tra le lungaggini burocatico-amministrative, la litigiosità della politica e quel vizio precipuamente italico di polemizzare sulle scelte strategiche da compiere. Così, più che l’elefante che carica in mezzo alla savana dello sport mondiale, le Olimpiadi corrono il rischio di assomigliare al pachiderma che si muove in cristalleria. Tempi, ma soprattutto modi, per scegliere cosa e come fare ci sono tutti. Ne è convinto innanzitutto Marco Riva, presidente regionale del Coni Lombardia. Inevitabilmente punto di riferimento del più grande evento, non solo sportivo, che Milano e la Lombardia vivranno dai tempi di Expo.

Presidente, tra ritardi, mancanza di sponsor e polemiche politiche, si rischia di parlare più di tematiche economiche e strategiche. Ma meno di quelle sportive: un paradosso, visto che sono le Olimpiadi…
“Per i Giochi olimpici e paralimpici sarà importante coinvolgere il più possibile tutte le persone, tutta la comunità. Quella che ama lo sport e anche quella che può avvicinarsi a essa. Le Olimpiadi possono toccare un po’ tutti e questo grazie ai valori che trasmette”.
Il tema delle impiantistica, con i recenti casi di Baselga di Piné e Cortina, però resta attuale. Quanto rischia di sottrarre energie e risorse agli aspetti meramente sportivi?
“È chiaro che bisogna correre per arrivare pronti a un appuntamento così importante e di questo aspetto se ne occupa la Fondazione Milano-Cortina. L’organizzazione di un evento così importante contempla naturalmente anche le infrastrutture, come l’impianto comunicativo: tutti aspetti che dovranno essere ben calibrati e studiati, al pari della logistica”.
Mancano tre anni: a che punto siamo? Quali le priorità?
“Quando si organizza un evento di questa portata, è importante che ogni singolo aspetto funzioni. Bisogna avere fiducia in chi ha specifiche competenze e cura i singoli aspetti organizzativi. Ma il focus – e lo dico da presidente del Coni Lombardia – deve essere sull’aspetto culturale che queste Olimpiadi ci offrono”.
Nel concreto, cosa significa valorizzare culturalmente le Olimpiadi?
“Lo accennavo poco fa: dobbiamo coinvolgere la gente. Abbiamo la straordinaria occasione di costruire una generazione che può crescere con questi Giochi. Si tratta di una chance unica, che verrà ricordata. Non solo per i risultati agonistici, ma per quel che potrà lasciare a più livelli. Avremo gli occhi del mondo addosso e l’occasione di diffondere determinati valori. Per questo, partiamo con le scuole e mettiamo in rete quel che c’è già sul territorio. Dovremo essere bravi a fare sistema e a valorizzare le nostre risorse, tenendo ben presente un monito: superiamo le divisioni, lavoriamo di squadra e con progettualità”.
Quali gli attori da mettere in campo e il modo migliore per farlo?
“Attraverso il dialogo: tutti gli enti, la Fondazione, la famiglia sportiva in senso lato: vivremo tante tappe di avvicinamento alle Olimpiadi e nel mentre percorreremo, sul territorio, percorsi molto importanti. Il Mondiale di scherma nel 2023, quello di canoa nel 2025, il Campionato del mondo di tiro al volo. E tanti altri”.
Tra cui anche un’estate da protagonista, tra Saronno e Caronno, con le coppe europee di softball…
“Assolutamente sì. Questo territorio è un’eccellenza a cui spesso non si dà la giusta rilevanza, sia per il peso agonistico che ha, a livello nazionale e internazionale. Sia per l’importante impatto che ha sul territorio. È una terra particolarmente ricca da un punto di vista umano. C’è una cultura che può essere valorizzata e fare da cassa di risonanza per comunicare più e meglio quegli aspetti culturali di ci parlavo, anche attraverso percorsi connessi, come il festival del cinema sportivo su Milano o altre iniziative analoghe”.

Tante possibilità, tante ambizioni. Quanto sarà difficile concretizzarle?
“La Lombardia rappresenta il 20% dello sport italiano. Sia come numeri di partecipanti che come apporto di medaglie, se guardiamo alle ultime Olimpiadi di Tokyo e Pechino. Dalla 4×100 allo sci, c’è tanto orgoglio lombardo nei risultati ai Giochi”.
Si dice sempre come i risultati arrivino da lontano: qual è l’importanza dei Coni point, degli uffici territoriali, presenti sul territorio? Come quello di Saronno, ad esempio…
“Siamo in una fase di passaggio, dopo la riforma di Sport e Salute del 2018. Ora l’opportunità è creare nuove figure, dirigenti appassionati e competenti, che lavorino sul territorio e sugli impianti. Bisogna avere una visione, che consenta di avere strutture che accompagnino i risultati nel tempo, non soltanto nella rincorsa alla scadenza. Come impone il traguardo temporale delle imminenti Olimpiadi. La formazione e la competenza si accompagnano all’educazione e alla formazione, i pilastri sono questi”.
Insomma, il talento conta, ma la progettualità pure…
“Dare strutture adeguate al territorio, significa aumentare la base di praticanti e costruire un modello. L’operosità del territorio ci ha portato a ottenere risultati che in proporzione nessuno è riuscito a ottenere a livello mondiale. Ma non è scontato che continuino a esserci, se le situazioni diventano critiche”.
Si parla di impiantistiche e non sappiamo che la cerimonia inaugurale dei Giochi di Milano-Cortina 2026 dovranno avvenire allo stadio Meazza di San Siro. Di cui non si conosce il futuro. Come andrà a finire?
“La cosa importante, come ricorda il presidente Giovanni Malagò, è che ci sia uno stadio per la cerimonia inaugurale. Poi, cero, i tempi si stanno riducendo. Non conosco tutte le carte, ma siamo spettatori interessati. Anche perché il futuro di San Siro è connesso alle Olimpiadi, che avranno una rilevanza regionale e nazionale”.
Stefano Arosio
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