Il fascino del deserto, la suggestione della sfida, l’ambizione di far parte della storia. Benzina nel motore di chi, come Beppe Pozzi e Filippo Denti, imboccano la strada che porta alla Dakar, il rally raid per definizione. Quello che quest’anno scollina la duna numero 45 della propria storia, negli sconfinati spazi di sabbia dell’Arabia Saudita, a partire da sabato 31 dicembre.

Beppe Pozzi e Filippo Denti, zio e nipote alla Dakar in Arabia
Beppe Pozzi e Filippo Denti alla Dakar ci arrivano con la gola asciutta di emozioni, che solo la corsa in mezzo al deserto può dissetare. Anche perché non è la prima esperienza tra le sabbie, per Pozzi. Classe 1953, monzese, quindi con la passione per i motori scritta sulla carta d’identità. Nel 1990 e nel 1991 le prime esperienze alla Dakar, che prima del trasferimento dalla Mauritania al Sudamerica e poi al successo trasloco in Arabia, ancora si chiamava Parigi-Dakar. Ciad, Teneré, i sentieri del mito. Denti, che di anni ne ha 29, di Pozzi non è solo il nipote. Ma anche colui che in famiglia ne ha raccolto il testimone per le gare al volante, come testimoniano le sue vittorie internazionali con le auto storiche, tra cui un Porsche Gt di fine anni Settanta.
Dal Jolly Club di Milano con le Alfa Romeo al Rally dei Faraoni
Insieme, Pozzi e Denti hanno deciso di affrontare “la” sfida per eccellenza dei raid, nonostante lo zio avesse in palmares anche partecipazioni al Rally dei Faraoni, Baja 1000 in Spagna (1000km no stop) e Desert Challenge a Dubai a fine anni Novanta. In precedenza, rally con le Alfa Romeo del Jolly Club di Milano e una vita tra la passione per le quattro ruote e una professione da medico dentista, oltre che da direttore sanitario del centro medico Bianalisi delle Torri Bianche, a Vimercate.
Dakar, il prototipo caro a Clay Ragazzoni e Gigi Soldano
Zio e nipote alla Dakar ci arrivano insieme agli altri 67 italiani iscritti a questa edizione e gareggeranno nella categoria Classic. Una sfida nella sfida, in questa categoria che solo da tre anni è andata ad affiancarsi alle canoniche categorie di auto, moto e camion che compongono la Dakar. Pozzi e Denti sfideranno il deserto con un prototipo di Mercedes 768 che negli anni Novanta faceva da assistenza veloce alle gare di Clay Ragazzoni. Un mezzo da 300 cavalli, una decade prima della nascita del Porsche Cayenne, con un serbatoio da 320 litri. Riscoperto in un box di Cagliari, dove era stato fermo nei precedenti 25 anni, dopo che la sua unica altra apparizione alla Dakar gli aveva permesso di raccontare per immagini l’arte del fotografo Gigi Soldano.
Zio e nipote alla Dakar in Arabia: 6600 km tra le dune del deserto
Zio e nipote, insomma, sono pronti per la Dakar 2022 in Arabia: “Ora ci aspetta una gara molto impegnativa, in tutti i suoi aspetti”, racconta Pozzi nelle ore della partenza per l’Arabia Saudita. “Ci aspettano 6600 chilometri di gare, di cui la metà in prove speciali. Noi della Classic abbiamo un percorso parallelo alla Dakar, ma alla sera avremo lo stesso campo. Buona parte della gara si svolge secondo i canoni della gara di regolarità, con l’abilità di avvicinarsi quasi al secondo nei passaggi. Ci saranno tre tappe di sole dune, in cui vincerà chi farà meno strada, sfidando le dune. Conterà l’abilità del pilota e l’indicazione del navigatore. Mio nipote sono certo sarà un bravo navigatore: rispetto alle persone della mia età è sicuramente molto più smart con gli strumenti elettronici. Ora si fa tutto con il satellitare, all’epoca ci si orientava nel deserto solo con bussola e coraggio”.
Stefano Arosio
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