Il 29 marzo sarà emessa la sentenza del processo per l’omicidio di Bruno Piuri. Lunedì scorso c’è stata la seconda udienza, e la prossima sarà, appunto, la terza ed ultima, con il pronunciamento della sentenza. Ma lunedì si è entrati nel merito della vicenda con l’interrogatorio dell’imputato reo-confesso, Carmelo Volo, di 82 anni e anche dei testimoni portati dalle parti civili. Il pm ha chiesto la condanna a 23 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato e porto abusivo di arma da fuoco.
Le accuse si riferiscono alla tragedia che si consumò il 20 giugno 2020, quando Volo ha sparato 5 colpi di pistola contro il vicino di casa Bruno Piuri, 58 anni, sulla stradina che divide le due abitazioni in via Monte Rosa.
Il pm della Procura di Monza Carlo Cinque ha contestato l’aggravante dei futili motivi ma ha concesso all’imputato le attenuanti generiche. I difensori di parte civile hanno chiesto che sia contestata invece l’aggravante della premeditazione e che venga sottoposta a sequestro, in vista del risarcimento dei danni, la casa dell’imputato, ceduta alla badante “con un atto simulato di compravendita perché la donazione poteva essere impugnata dal figlio che lui voleva diseredare”.
In aula sono stati sentiti, la moglie di Bruno, Giovanna, il fratello Fabio e poi altri tre testimoni, tra cui due persone di Cogliate che hanno raccontato di come Carmelo Volo, già ai tempi in cui aveva vissuto a Cogliate, a fine anni Novanta, aveva sparato contro il laboratorio di falegnameria in via Diaz, come avevamo documentato anche su queste pagine in un articolo dello scorso mese di luglio.
Carmelo Volo, collegato in videoconferenza dal carcere di Monza ha detto: “I miei soldi li posso pure dare a un cane in bocca – ha detto Carmelo Volo, secondo quanto riportato nella cronaca del processo sul quotidiano il Giorno – Io ho un figlio ma gli voglio lasciare solo gli occhi per piangere e così anche ai miei parenti. Con la mia defunta moglie abbiamo deciso di lasciare la casa alla badante a cui è stata venduta regolarmente”.
In aula anche la badante, una 50enne di Caronno Pertusella, a cui è stato chiesto conto della compravendita della casa.
La difesa del pensionato ha puntato ad una riduzione di pena sostenendo che l’imputato era vittima di una paranoia sul passaggio nella stradina privata da condividere, che lo ha convinto di essere un perseguitato.
“Siamo determinati ad ottenere piena giustizia per mio fratello sia sul fronte penale che su quello civile” -ha commentato a fine udienza Fabio Piuri.
Gabriele Bassani
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