C’era una volta il posto a prova di esubero, quello sinonimo di carriera blindata e stipendio gratificante.
Ma ora nemmeno i bancari, per decenni additati come componenti di una categoria privilegiata, possono stare al sicuro.
Nemmeno quelli che lavorano in Brianza, punto di forza di un’Italia produttiva che sta inseguendo la ripresa. Perché anche qui la crisi ha picchiato duro.
E il calo occupazionale pure qui non sembra essere arrivato al capolinea.
Intanto, negli ultimi 8 anni, a livello nazionale il settore ha perso 44mila posti.
Lo ha evidenziato una ricerca dell’Ufficio studi della First Cisl. Alla fine del 2009 gli occupati nel comparto erano oltre 330mila, nel 2017 si era arrivati a quota 286mila.
“Al Nord – spiega il segretario generale Giulio Romani – abbiamo perso un addetto su 10, al Sud quasi uno su 2”.
Pure la Brianza non è stata risparmiata da questa lunga onda innescata anche dalle fusioni tra i gruppi bancari e dal diffondersi dei conti correnti on line. Tra le conseguenze, infatti, c’è una diminuzione degli sportelli: nel 2008 in Brianza ce n’erano circa 500, ora sono 439.
Nelle province di Monza e Lecco, a fine 2017, gli addetti erano, rispettivamente, 3700 e 1400. Nella sola Brianza negli ultimi 8 anni i posti persi sono stati circa 500. E un’altra “sforbiciata” è in arrivo nei prossimi anni: per effetto delle uscite già concordate con alcuni istituti, i posti che andranno persi saranno 350 in provincia di Monza e 140 nel Lecchese.
Una situazione confermata da Tiziana La Scala, neo segretaria generale della First Cisl Monza Brianza Lecco in sostituzione di Marino Perotta.
“In un contesto particolarmente complesso come quello attuale –spiega la nuova responsabile territoriale della First -, non posso negare la preoccupazione per un incarico di così grande responsabilità com’è quello di sovrintendere un territorio che conta 1.500 iscritti. Il sistema del credito è in continua evoluzione, ristrutturazioni e riorganizzazioni aziendali sono ormai diventate una prassi giornaliera. Anche le province di Monza e Lecco hanno pagato e pagheranno lo scotto di questo tipo di operazioni, che hanno il solo scopo di ridurre i costi, soprattutto quelli relativi al personale.
Piani di esodo e fuoriuscite dal mondo del lavoro già definiti, oltre alla probabile chiusura di filiali, produrranno un ulteriore calo occupazionale anche nel nostro territorio. Un quadro nell’insieme fatto di luci e ombre, sia a livello nazionale, sia territoriale, che proprio per questo richiede un grande impegno e un lavoro di squadra di tutta la segreteria.
Un metodo già rivelatosi vincente in questi anni”. Il passaggio di consegne in Brianza, dunque, avviene in un momento delicato per la categoria. “Una decina di anni fa – ricorda un impiegato ora in pensione -, quando le banche proponevano i piani di uscita con forti incentivi, non era facile raggiungere il numero di addetti previsti. Ora, con gli incentivi ridimensionati, i posti disponibili vengono invece coperti rapidamente . Lavorare in banca, insomma, non è più appetibile come una volta”.
Un’altra picconata al mito del posto sicuro. “Alla fine di quest’anno – precisa Perotta – scadrà il contratto nazionale dei bancari. Potrebbe essere l’occasione giusta per discutere del nuovo modello di banca con l’Associazione bancaria italiana”.
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