Venerdì scorso nella nostra zona è andata in scena una classica “italianata”. La situazione era splendida: da centinaia di anni la notte di Sant’Antonio i contadini accendono i falò per bruciare i rimasugli della pulizia dei campi, una tradizione ma anche una necessità. Lo facevano quando ci si scaldava a legna, quando ci si scaldava a carbone (e l’aria era molto più inquinata di oggi), quando ci si scaldava a petrolio, quando è arrivato il boom delle auto (e l’aria era centinaia di volte più inquinata di oggi)…
L’hanno sempre fatto e nessuno l’ha mai vietato. Venerdì scorso i falò sono stati vietati dalla Regione Lombardia che deve attenersi alle disposizioni dell’Unione Europea. Poco importa che l’aria oggi sia molto meno inquinata rispetto agli anni ‘60 e ‘70 quando puzzava di smog e nafta, poco importa che il riscaldamento globale non sia certo dovuto ai falò di Sant’Antonio: bisogna vietarli e basta.
I sindaci, a malincuore, hanno emesso ordinanze e avvisi che ricordavano tale divieto, e così gli organizzatori degli antichi falò, che sono un meraviglioso e genuino momento di aggregazione tra la gente, si sono trovati a dover decidere: rispettare la norma o rispettare la tradizione? Noi siamo italiani e così gran parte degli organizzatori (incluse molte parrocchie) hanno agito col cuore più che con la testa e i falò sono stati accesi.
Qualcuno è stato perfino multato con una sanzione di 50 euro, che ha pagato volentieri... Perchè siamo fatti così, da noi al cuor non si comanda.
Piero Uboldi
Clicca qui per la nostra edicola digitale
Per restare sempre aggiornato con le nostre notizie,
puoi iscriverti gratuitamente al nostro Canale Telegram
oppure per i nuovi video pubblicati puoi iscriverti al nostro Canale Youtube