I romeni sono tutti ladri, le donne ucraine sono tutte badanti, i russi sono tutti ricchi, gli arabi picchiano tutti le donne, i tedeschi sono tutti cattivi e i francesi tutti antipatici.

Sono queste le convinzioni di molti italiani, gli stereotipi, le etichette che vengono idealmente appiccicate sulla fronte altrui ogni volta che si incontra uno straniero. Nulla di più superficiale e sbagliato, ma molti di noi, da provincialotti, purtroppo si fanno grandi di questa ignoranza e, nel caso di romeni, ucraini e arabi, si permettono pure il lusso di guardarli dall’alto in basso.
Ma è un errore, esattamente come sbagliano quegli stranieri che dicono: “Gli italiani sono tutti mafiosi”.
Quante volte, andando all’estero, ho sentito qualcuno ridacchiarmi alle spalle dicendo sottovoce “Italiani, mafia”. Inutile fermarlo, inutile spiegargli che l’Italia è lunga 1500 chilometri ed è composta da popolazioni e culture assai diverse. E’ tempo sprecato parlare agli ignoranti che si credono superiori.
Ma perché noi dobbiamo comportarci allo stesso modo di questa gentaglia? Perché, se sentiamo una persona parlare con accento dell’est, dobbiamo guardarla sempre con diffidenza? Perché, se una persona è di colore, dobbiamo pensare che rappresenti un pericolo per noi?
Io conosco romeni che sono persone splendide, albanesi che sono grandissimi lavoratori, uomini di colore meravigliosi, tedeschi buonissimi e francesi affabili. Apriamo le nostre menti e mettiamo da parte il provincialismo. Il mondo sta cambiando, cerchiamo di capirlo, una volta per tutte.
Piero Uboldi
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