La Corte Costituzionale ha stabilito che lo Stato deve restituire ai pensionati che percepiscono una pensione tre volte superiore al minimo il taglio degli adeguamenti Istat che era stato deciso dal Governo Monti, poiché tale taglio violerebbe la Costituzione quando questa dice che ognuno ha il diritto “ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa” e che “i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alla loro esistenza in vita…”. Onestamente, è una sentenza che lascia perplessi. Va bene condannare il taglio a chi percepisce 1500 euro di pensione, ma siamo sicuri che chi prende 3mila o 6mila euro di pensione (come qualche costituzionalista) perde la dignità se non ha l’adeguamento Istat? Non è che perda più dignità il bambino disabile a cui, a causa della crisi economica, lo Stato non garantisce più l’insegnante di sostegno? Non perde più dignità il lavoratore che, quando l’azienda va in crisi, vede ritardare la cassa integrazione perché non ci sono più fondi? Non perde più dignità il malato a cui la Sanità pubblica non passa la cura perché è troppo costosa e sforerebbe i budget?
La Corte purtroppo ha la memoria corta: quel taglio fu deciso in un momento in cui l’Italia stava per andare in bancarotta; quei pensionati non avrebbero perso più dignità se l’Italia fosse andata in fallimento e la pensione non gliel’avessero pagata affatto? I sacrifici per salvare l’Italia li abbiamo fatti tutti, perché a loro ridare i soldi e a noi no? Anzi, ora dobbiamo noi pagare quei soldi, con altri sacrifici, per la dignità di chi prende 5mila euro di pensione al mese. E’ dignitoso? No. Faremo ricorso alla Corte Costituzionale.
Piero Uboldi
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