Già solo scrivere il titolo “La fattura elettronica” mi mette ansia. Sì, perché dall’1 gennaio 2019 tutti gli italiani che emettono fattura, dalla Fiat al contadino, dal ristorante al cartolaio, dovranno mandare in pensione i vecchi block notes della Buffetti e dovranno emettere solo fatture elettroniche, utilizzando computer, Qr code, Pec e Codice univoco.
Un passo enorme. Ma… a cosa serve? A combattere gli evasori? No. A semplificare la vita per chi lavora e produce pil? No, anzi, gliela complica assai. A cosa serve allora?
A semplificare la vita agli uffici burocratici.
Ma così non va bene: quando si parla di semplificazione, dev’essere per i cittadini, non per i burocrati.
In Italia, come sempre, si fanno le cose al contrario: a un bambino prima si insegna a camminare, poi a correre, per cui agli italiani prima si dovrebbe insegnare a usare il computer, poi a fare le fatture elettroniche.
Invece l’Italia oggi è in Europa uno dei Paesi meno “digitalizzati”, peggio di noi solo Bulgaria, Romania e Grecia; ci sono molti artigiani e liberi professionisti che il computer proprio non ce l’hanno, come mi confermava l’altro giorno un amico commercialista.
E adesso li si obbliga a correre senza prima avergli insegnato a camminare! Obbligarci alla fattura elettronica è comodo per lo Stato e gli fa risparmiare soldi, mentre diffondere la cultura dei computer con incentivi e agevolazioni costa allo Stato soldi e fatica. Allora non ti insegno a camminare, ma ti obbligo a correre.
Questa è l’Italia, un Paese che, non dimentichiamolo, abolisce il bonus bebè per far andare prima la gente in pensione. Gli altri Paesi corrono verso il futuro, noi… rotoliamo.
Piero Uboldi
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