
Da giorni ormai, dopo la grande paura dell’epidemia, in Italia si guarda al momento della ripartenza, alla fine dell’obbligo di restare a casa. E’ necessario ripartire, perché il benessere a cui ci eravamo abituati è fondato sul lavoro nelle fabbriche e negli uffici, ma anche sul nostro andare dal parrucchiere, in palestra, al ristorante, a comprare vestiti o a bere un aperitivo al bar. Forse non potremo rifare subito tutto questo, sicuramente non potremo farlo nello stesso modo che in passato, ma c’è una cosa che dobbiamo capire: la ripartenza non è qualcosa che decide solo il Governo, la ripartenza siamo noi e la decidiamo noi. Ed è fondamentale saperlo: se dal 4 maggio, data in cui dovrebbe finire la fase 1 del lockdown, ci limiteremo a uscire di casa soltanto per andare a lavorare o per andare a fare jogging perché abbiamo paura del virus, l’Italia non ripartirà più.
Ripartire significa ricominciare a produrre, ma anche a consumare, ad acquistare, ad andare a comprarsi un paio di scarpe nuove, a visitare un museo, a bere un caffè al bar… Tutti distanziati, sia chiaro, tutti con la mascherina, perché il nostro stile di vita cambierà in tante cose, ma dobbiamo tornare a vivere. Vivere con attenzione ma senza avere paura.
Da qui al 4 maggio mancano ancora 10 giorni: giusto il tempo per pensare a un elenco di 10 cose che volete fare quando si potrà tornare a uscire.
Ma che siano idee utili a far ripartire l’economia. Non dunque “Andare a trovare la zia Peppina”, ma semmai “Andare a trovare la zia Peppina portandole un mazzo di fiori o dei pasticcini”, così da far girare l’economia. Pensateci bene, perché c’è bisogno di tutti noi per ripartire.
Piero Uboldi
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