La Nasa utilizzò i primi calcolatori elettronici (chiamiamoli pure computer) negli anni ‘60 per calcolare traiettorie e orbite corrette per mandare l’uomo nello spazio.
Questi computer erano in sostanza solo dei macchinoni che facevano i calcoli molto rapidamente. Anche oggi, dopo 50 anni, i computer non sono altro che macchine che fanno calcoli velocemente, però su questa “base” siamo riusciti a far girare un’infinità di applicazioni per cui oggi senza computer molti lavori non si potrebbero più fare. In soli 50 anni abbiamo compiuto passi da gigante.
Ma quanti passi potremo fare nei prossimi 50, 100 o 500 anni? Saranno passi immensi, inimmaginabili. Uno, però, si può già immaginare: prima o poi creeremo una vera intelligenza artificiale, un computer che sa pensare e decidere autonomamente. E qui si apre un grande interrogativo: sapremo controllare noi questi computer che avranno un’intelligenza superiore alla nostra o alla fine diventeranno così autonomi da sfuggire al nostro controllo?
Ma c’è anche un altro grande interrogativo: come possiamo creare un’intelligenza superiore alla nostra senza che assorba i nostri difetti, moltiplicandoli? Fino ad oggi l’uomo non ha dato grande dimostrazione di saggezza nello sviluppo tecnologico: hanno sempre prevalso gli interessi, il potere, la ricchezza e la forza militare.
Chi può dunque credere che uno sviluppo rivoluzionario come l’intelligenza artificiale non moltiplicherà all’infinito questa bramosia?
Piero Uboldi
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