Quando in Tv vediamo Antonio Banderas nei panni del mugnaio per una notissima marca di biscotti italiani, immaginiamo che sponsorizzi prodotti genuini del nostro Paese. In realtà, se si analizzano i prodotti di quella marca (e di molte altre), si scopre che tra gli ingredienti assai spesso contengono olio di palma, che certo non è un prodotto della tradizione italica. Non vogliamo qui discutere se tale ingrediente possa essere dannoso o no per la salute, poiché le opinioni sono discordanti, vogliamo però raccontarvi che dietro a questo prodotto stra crescendo in Europa un grosso movimento ambientalista, al punto che lunedì in qualche paese del Vecchio Continente è scattato il “palm oil day”, con decine di migliaia di e-mail di protesta inviate alle aziende che utilizzano questo olio negli alimenti e nella cosmesi.
Ma perché tanta avversità verso l'olio di palma? Perchè, al di là dei dubbi sulla salute, questo olio costa poco, per cui è in atto un boom di richiesta dalle grandi aziende e dunque un boom di produzione. Per produrlo, però, occorre piantare palme nelle zone tropicali ed è così che, per far posto alle palme, in Asia si stanno bruciando e distruggendo immense aree di foresta tropicale, creando un danno irreparabile all'ambiente e distruggendo l'habitat di animali quali elefanti, tigri e orango. Quale dunque la soluzione? Se si ha a cuore la salute del pianeta, occorre leggere gli ingredienti sull'etichetta ed evitare certi prodotti. E già in Italia marchi come Coop, Esselunga e Misura hanno ridotto drasticamente l'uso di questo olio nei prodotti che riportano il loro nome.
Piero Uboldi
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