Arriva il tempo delle dichiarazioni dei redditi
e per i pensionati scatta l'operazione “caccia al Cud”, ovvero a
quel cedolino che per la maggior parte di loro rappresenta tutto quel
che serve per essere in regola con il Fisco e dimostrare di aver
versato il dovuto, prelevato direttamente alla fonte. Fino ad un paio
di anni fa il documento veniva recapitato per posta a domicilio ma
poi, in un sussulto di orgoglio e dignità, qualcuno a Roma deve aver
pensato che era vergognoso di questi tempi stampare e spedire ben 20
milioni di certificati; così lo scorso l'Inps anno decise che i Cud
si potevano ottenere solo scaricandoli on-line dal sito, previa
autenticazione. Fu un “calvario” per milioni di figli e nipoti
davanti al Pc a litigare con un sistema di autenticazione quantomeno
perverso, assai più complicato e meno funzionante di quelli degli
istituti bancari o delle carte di credito, dove i malintenzionati
avrebbero certamente da guadagnarci molto di più (all'Inps che vuoi
rubare? Al massimo puoi scoprire finalmente quanto prende di
pensione il tuo vicino…) Passa un anno e torni sul sito dell'Inps,
forte del tuo codice di autenticazione, faticosamente ottenuto
l'anno scorso. Non funziona, non c'è verso. L'unica è “revocarlo”
per poi generarne uno nuovo. Riparti da zero, re-inserisci tutti i
dati anagrafici, e-mail e numero di cellulare e alla fine scopri che
metà codice te lo mandano subito, con un SMS sul cellulare e l'altra
metà… “sarà inviata per posta ordinaria al suo domicilio”. Al
posto del Cud.
Gabriele Bassani
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