Ci sono molti italiani che sono rimasti entusiasti per i primi mesi di presidenza di Trump negli Usa. Entusiasti perché “è uno che fa sul serio”. Sì, indubbiamente Trump sta mettendo in atto molti dei progetti e delle proposte che aveva lanciato in campagna elettorale.
Ma noi italiani non dobbiamo esserne troppo felici, perché presto ci toccherà pagare di tasca nostra questo decisionismo. In campagna elettorale Trump diceva che gli Usa avrebbero rinunciato alla Nato se i Paesi europei non avessero contribuito adeguatamente.
E il riferimento era (tanto per cambiare) anche all’Italia. Così, quando il premier Gentiloni ha incontrato Trump, il presidente degli Usa gli ha detto a chiare lettere che l’Italia deve rispettare gli accordi presi e dunque deve contribuire alla Nato con il 2% del suo Pil, mentre nel 2016 ha pagato solo una quota pari all’1,1% del Pil.
Gentiloni gli ha sommessamente (e un po’ cupamente) garantito che l’Italia terrà fede ai suoi impegni. Ma lo sapete quant’è la differenza tra 1,1% e 2% di Pil, ossia quant’è la quota che dovremo pagare? Sono più di 15 miliardi di euro che Trump ha chiesto all’Italia di pagare in più. E come può oggi l’Italia, che è quasi in bolletta, trovare una cifra simile? Rimettendo l’Imu sulla prima casa o inventandosi un’altra tassa da farci pagare.
Quasi quasi era meglio Obama, che non era decisionista ma chiudeva un occhio sulle nostre inadempienze
Piero Uboldi
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