In questi difficili giorni che sta vivendo la Lombardia i giornalisti e i giornali sono chiamati a svolgere fino in fondo il loro dovere. Non c’è cassa integrazione, non ci sono ferie, non ci sono finanziamenti per compensare il calo di pubblicità, non c’è neppure l’obbligo di restare a casa: noi purtroppo dobbiamo girare (il meno possibile, certo), spesso trovandoci a litigare con i nostri cari che vorrebbero tenerci al sicuro tra le mura domestiche.
Dobbiamo farlo e lo facciamo, pur con tutte le accortezze possibili: se fanno il loro dovere (da eroi) i sanitari, se lo fanno le forze dell’ordine, gli addetti alla nettezza urbana e gli amministratori, non possiamo certo noi aver paura.
Girando per le strade semideserte ci rendiamo conto che la gente ha capito che deve evitare gli assembramenti, che deve mantenere le distanze, e questo è fondamentale per impedire al virus di moltiplicarsi. Ma si fa ancora fatica a capire cosa vuol dire “poter fare una passeggiata”: non vuol dire fare chilometri di footing, né uscire dalla mattina alla sera girando per il Parco delle Groane o il Parco del Lura.
Vuol dire sgranchirsi le gambe per qualche minuto per poi fare rientro tra le mura domestiche, ma finché il governo non lo chiarisce ufficialmente, in tanti fanno fatica a capirlo.
Bisogna restare a casa, in casa, dentro casa. Bisogna riscoprire un modo di vivere che avevamo perso, il piacere di leggere un libro, di guardare un film, ma soprattutto di dialogare con chi condivide con noi la sua vita. E’ un’esperienza difficile, ma dobbiamo viverla fino in fondo. E mettetevi il cuore in pace: questa situazione non finirà il 25 marzo né il 3 aprile, andrà avanti a lungo.
Piero Uboldi
Clicca qui per la nostra edicola digitale
Per restare sempre aggiornato con le nostre notizie,
puoi iscriverti gratuitamente al nostro Canale Telegram
oppure per i nuovi video pubblicati puoi iscriverti al nostro Canale Youtube