Mi fa molto piacere recensire un libro in cui si parla di Sergio Bardotti, un grande poeta della canzone, un traduttore e un produttore di talenti passati, col tempo, alla storia della musica leggera nazionale.
Recensione del libro dedicato a Sergio Bardotti
Chi scrive ha avuto la fortuna di conoscerlo, prima in un pomeriggio di tarda estate degli anni ‘70 qui a Milano, in una situazione musicale insieme a Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Gino Paoli e un esordiente Paolo Conte. Ricordo molto bene la conversazione che, in quella circostanza, ci fu tra di noi. Nulla in confronto al rapporto che ebbi proprio con lui alla fine degli anni ’80, quando, chi scrive, ebbe la fortuna di lavorare alle edizioni musicali della Rca (per chi non fosse addentro alle cose musicali, diciamo che la Rca è stata, dal ’60 all’80, la più potente e famosa casa discografica italiana, proprio gli anni migliori per la nostra musica leggera). La Rca era la sua stessa casa discografica.
Sergio Bardotti poeta della canzone italiana
Ricordo anche un pranzo insieme con lui alla mensa della multinazionale, nella sede romana storica di via Tiburtina. Lo so che questo conta ben poco per la recensione del libro, tuttavia il fatto che gli venga dedicato un libro, dal titolo “Sergio Bardotti, il poeta per musica, il traduttore, il produttore” a cura di Stefano La Via e Claudio Cosi (edizioni Squilibri) che è poi la sintesi di un convegno, di alcune serate fatte al conservatorio di Trento, mi rende veramente contento. Mi rende contento perché Bardotti è stato un grande poeta e traduttore. Assunto pe caso alla RCA nel ’62 (è proprio il caso di dirlo, grazie ad un docente della stessa università dove si era laureato, a Pavia) inizia subito, con il beneplacito di Nanni Ricordi, appena arrivato a Roma dalla… Ricordi di Milano, facendo una collana di dischi dedicati alla poesia chiamando negli studi di registrazione poeti del calibro di Montale, Ungaretti, Quasimodo, Pasolini e Saba.
Sergio Bardotti autore de La nostra casa, lato B di Sapore di Sale di Gino Paoli
Nel ’63 firma il retro di “Sapore di sale” (il lato B dei dischi) con “La nostra casa”, interpretata dallo stesso Paoli, cominciando a guadagnare parecchio in diritti d’autore Siae, visto che il disco vendette circa un milione di copie. Ma sarà con Endrigo che comincerà fortemente a lavorare e a vincere: da “Era d’estate”, “Perché non dormi fratello” sono solo dei titoli che portano al trionfo di Sanremo con “Canzone per te” nel ’68, canzone interpretata anche dal già famoso, in Brasile, Roberto Carlos. Lavora con Luigi Tenco nella ben nota “Yeeeeh” di Mal dei Primitives (per la cronaca scritta esattamente un anno prima della sua presenza nella Hit Parade luttazziana) e poi Lucio Dalla con “Il cielo”. Con Dalla scriverà anche “Occhi di ragazza” (che diventerà un successo per Gianni Morandi) e “Piazza Grande”, tra le più conosciute.
La firma di Bardotti anche su Piazza Grande di Lucio Dalla
Sarebbe lungo parlare del Bardotti paroliere (termine assolutamente e giustamente non accettato da Giulio Rapetti Mogol in quanto si deve dire: “autore della parte letteraria”). C’è poi il Bardotti traduttore dei testi in lingua portoghese-brasiliana. Diventa amico (e sarà un’amicizia che durerà quarant’anni) con Chico Barque de Hollanda e Vinicius de Moraes (che lo chiameranno Bardocci). Non erano traduzione le sue. Erano, e qui c’è un termine particolare, transcreazioni.
Non è facile, e lo diciamo per esperienza personale, rendere una canzone in un’altra lingua in italiano. Non si tratta assolutamente di fare la traduzione ma di rendere la stessa atmosfera, lo stesso feeling curando gli accenti musicali che devono essere perfetti e, ancor di più, la metrica che deve essere identica. Una cosa che è molto più facile a scriversi, come sto facendo ora io, che a farsi. Sergio Bardotti era un maestro in questo. Il mestiere lo aveva portato a raggiungere livelli altissimi di questa arte (tra l’altro, c’è da dire che il portoghese o meglio il brasileiro non lo conosceva molto). Lo stesso discorso valeva per le versioni italiane di canzoni straniere: ad esempio “Se perdo te” di Patty Pravo ebbe molto più successo in Italia che la stessa versione originale inglese. Le sue sono traduzioni poetico-musicali come, appunto, una transcreazione narrativa. Il libro parla di tanti personaggi famosi musicali, non ultimo Mia Martini e Loredana Bertè. Vorremmo, tuttavia, fare una considerazione.
Questa: i vari Nanni Ricordi, Paoli, Tenco, Endrigo, Bardotti e poi De Gregori, Venditti, ecc, tutti tipicamente di sinistra, chi più chi meno, hanno trovato lavoro e successo grazie alla Rca, multinazionale che più americana di così si moriva. E hanno avuto carta bianca. Possiamo testimoniare che le case discografiche di sinistra (e ce n’erano, all’epoca) se capivano che eri di destra non potevi lavorare con loro. Questo alla faccia della democrazia di cui tanto la sinistra si riempie la bocca.. Ritornando a noi, questo dedicato a Bardotti è un libro che vorremmo consigliare a chi ama la musica leggera degli anni passati: il lavoro di Bardotti è stato proprio quello di artigiano ma parliamo di un un artigiano che, per la maggior parte delle volte, ha colto nel segno. Il libro nasce grazie alla partecipazione, tra gli altri, di Vittorio De Scalzi dei New Trolls, che tutti ricordiamo come mente e anima dello stesso complesso, ma anche dei Tete de bois e di Dario Baldan Bembo. Non vogliamo scrivere di più per non svelare segreti e aneddoti riferiti a canzoni di cui il libro parla. Da leggere tutto d’un fiato, per capire quanto sia lontana da certi livelli e totalmente priva di contenuti, oltreché di emozioni, la musica leggera di oggi. E questo non è un parere ma una constatazione di fatto.
Enrico Borroni
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