Il Tribunale di Busto Arsizio ha respinto ogni ipotesi diversa da quella del suicidio per la morte di Simone Mattarelli, trovato senza vita ad Origgio dai carabinieri che la notte tra il 2 e il 3 gennaio 2021 avevano inseguito lungamente sulle strade da Cesano Maderno a Cogliate, da Misinto a Lazzate a Rovellasca, poi Saronno, Caronno e Origgio. Simone Mattarelli il 3 gennaio del 2021 non venne ucciso, non fu indotto a suicidarsi, non morì per altre misteriose cause o fatalità. Il 28enne di Lentate sul Seveso si tolse la vita impiccandosi in un capannone di via Primo Maggio a Origgio per sua volontà. Così sostiene il Gip che per due mesi ha studiato gli atti processuali e la documentazione fornita dalla famiglia del giovane, rappresentata dall’avvocato Roberta Minotti.
Il caso di Mattarelli sarebbe già stato chiuso da aprile dell’anno scorso perché il pm Susanna Molteni, alla luce degli esiti investigativi, aveva chiesto l’archiviazione. I genitori del ventottenne però non credevano a quella verità, venne presentata l’opposizione discussa il 23 novembre in camera di consiglio mentre davanti al tribunale di Busto Arsizio gli amici e i parenti del giovane manifestavano con striscioni invocanti “giustizia” e gigantografie del ragazzo di Lentate. Il medico legale nominato dalla procura evidenziò subito l’assenza di motivi “per dubitare che si sia trattato di un suicidio, a seguito dell’assunzione di un’elevata dose di droga nelle ore precedenti alla sua morte”. E le lesioni, dovute a un’aggressione, ipotizzate dai consulenti nominati dalla famiglia non hanno trovato riscontri. Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio quindi – al volante della sua Bmw evitò un posto di blocco dei carabinieri della Compagnia di Cantù innescando così un inseguimento folle nei comuni a cavallo tra Brianza, Comasco e Varesotto.
Durante la corsa Simone chiamò il padre al telefono, dicendogli con toni agitati “ho fatto un casino sto venendo da te” e gli avrebbe pure inviato la posizione tramite Whatsapp. Il papà – stando a quanto riferì lui stesso agli inquirenti – avrebbe sentito il suono delle sirene e il rumore di spari.
L’uomo, che viveva a Legnano, si fiondò in macchina per raggiungere la località indicata dal figlio. Lungo il tragitto avrebbe incrociato e fermato un’auto dei carabinieri che lo avevano indirizzato alla centrale di Desio dove però trovò solo la Bmw perché Simone venne rinvenuto nel pomeriggio appeso a un gancio, con gli abiti sporchi di terra.
Le sue scarpe sportive bianche erano invece appoggiate lungo il perimetro esterno della cancellata della ditta. Per i famigliari il giovane non avrebbe avuto nessun motivo per togliersi la vita. Ma secondo il Gip non ci sono spiegazioni alternative. I famigliari invece, sono convinti del contrario e intendono continuare la loro battaglia. “Faremo tutto il possibile per chiedere nuovamente di proseguire le indagini. Non ci arrendiamo” -ha riferito Matteo Mattarelli, fratello di Simone.
Clicca qui per la nostra edicola digitale
Per restare sempre aggiornato con le nostre notizie,
puoi iscriverti gratuitamente al nostro Canale Telegram
oppure per i nuovi video pubblicati puoi iscriverti al nostro Canale Youtube