Sono trascorsi 438 anni dalla morte di San Carlo Borromeo, allora vescovo di Milano e oggi copatrono della diocesi più grande del mondo, che passò a miglior vita il 3 novembre 1584. Una devozione che sul territorio vive anche nel riflesso di ciò che oggi è quotidianità, ma che è potuta divenire tale grazie proprio al Borromeo. E che da Saronno a Garbagnate, passando per la Brianza, Bollate e Rho, vive anche oggi sotto gli occhi di tutti.
Il Giubileo straordinario caro a bollatesi, aresini e garbagnatesi
Oggi come ai giorni di San Carlo, c’erano contagi su vasta scala che ricordano quelli pandemici dei giorni attuali. Dalla peste che decimò la popolazione di Milano al coronavirus, il passaggio ha più punti di contatto di quanto si sarebbe portati a credere. Così, se San Carlo “fece il suo testamento lasciando erede universale l’Ospedale Maggiore”, a Garbagnate, la chiesetta dedicata a San Carlo all’interno del vecchio ospedale Santa Carona, versa in condizioni di degrado nonostante i vincoli della Soprintendenza. Ma poco distante l’ospedale di Rho, tra corso Europa e Lainate, il locale Santuario celebra il suo Giubileo straordinario. Mancano infatti poco meno di due mesi alla chiusura dell’Anno Santo del Santuario di Rho, il giubileo straordinario che sino al 31 dicembre ricorderà i 500 anni del Gesiolo e il secolo di elevazione a basilica della chiesa cara non solo ai fedeli di Rho, ma anche di Bollate, Arese e Garbagnate.
Il “Gesiolo” di Rho e il Santuario voluto da San Carlo
Sì perché il 2022 è stato anno di Giubileo straordinario per la chiesa mariana rhodense. È lì che il “Gesiolo”, la piccola chiesa in dialetto meneghino, vide l’affresco della Madonna Addolorata piangere. Allora, il piccolo “Gesiolo” sorgeva in aperta campagna, poco distante la via del Sempione. Era punto di sosta per le persone che attraversavano i campi e già nel 1522 un gentiluomo proveniente da Gallarate, ricevette una “rivelazione” che lo salvò da un agguato mortale e per riconoscenza cosuità la cappelletta. Che poi, il 24 aprile del 1583, al centro di un accadimento senza spiegazioni: due uomini si accorsero delle lacrime di sangue che scendevano dal volto della Vergine, affrescata sulle pareti del “Gesiolo”. San Carlo Borromeo, vescovo di Milano, “istituì personalmente il regolare processo e l’anno seguente pose la prima pietra del santuario”. Mancavano pochi mesi alla morte del santo, avvenuta il 3 novembre del 1584.
Saronno e la Brianza, la devozione di San Carlo
“Egli stesso manifestò la sua devozione alla Madonna visitando solennemente santuari già esistenti, come quello di Saronno, e soprattutto patrocinandone la fondazione in luoghi dove erano avvenuti miracoli quali Caravaggio e Rho”, scrive Angelo Majo. “Sorsero allora molti santuari dedicati alla Vergine nel territorio della diocesi, a quel tempo assai più vasto dell’attuale: nel Canton Ticino, sulle sponde del Ceresio, del Verbano, del Lario, nel Varesotto e nel Comasco, in Brianza”.
S.A.
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